Caterina De Biasio, su RivistaStudio, parla del modo con cui sono cambiate le modalità di approccio alla vacanza in montagna in un articolo dal titolo La nuova lotta di classe sulle piste da sci.
La montagna è sempre stata un luogo di incontro e scontro: incontro con la natura, immaginata come pura ed incontaminata, ma anche dura ed esigente, e scontro tra chi la montagna la vive tutto l’anno, con le sue fatiche e le sue asperità, e chi la usa due settimane l’anno per vacanze sempre più costose.
Tra chi si riprende sulle piste e chi ostenta una settimana bianca sempre più affollata e rumorosa, la montagna è diventata il nuovo territorio di confine dove si consuma lo scontro di classe, almeno sui social. Ma è davvero così?
Ultimamente nei social sciare e andare sulla neve sono diventati un modo per esporre il proprio benessere, e spesso per denigrare chi lamenta il continuo aumento dei costi, o non segue le ultime mode che chiedono che l’abbigliamento da sci sia bianco, beige o mocha mousse, eletto colore pantone 2025.
Giorgia Esposito, maestra di sci a Cortina, dice:
«Tante persone sciano male e non hanno mai preso lezioni. Spesso persone vestite firmate da capo a piedi e con l’attrezzatura appena acquistata mi chiedono lo sconto per le lezioni. Per molti le spese non sono da poco, e tra abbigliamento nuovo e imparare a sciare bene con un maestro scelgono il primo, i costi degli skipass sono sempre più alti, ma sciare senza avere controllo degli sci e dei propri movimenti diventa pericoloso per sé stessi e per gli altri. E c’è un motivo se il costo lievita ogni anno: mantenere un impianto e sparare la neve artificiale quando ormai a dicembre non nevica più è costoso.»
Il proliferare nell’uso quotidiano dei tessuti tecnici, pensati per l’outdoor, ha portato con se un maggiore interesse per la vita all’aria aperta, ma ha anche evidenziato un modo di pensare che si sta diffondendo: la contrapposizione fra il disagio della frenetica vita odierna ed una “vita antica” immaginata come sempre buona e sana.
Anche il nuovo vivere la montagna ricade in questa contrapposizione, infatti il migliore abbigliamento da montagna, comodo e sicuro, non è fatto con tessuti antichi, ma con materiali altamente tecnologici e decisamente poco sostenibili.
Dice Giorgia Celante, content creator e fashion designer:
Se da una parte l’abbigliamento tecnico è fondamentale per essere comodi – e la comodità in montagna è sinonimo di sicurezza – d’altra parte bisogna considerare che è realizzato con materiali poco sostenibili. Sono tutti capi molto resistenti, pensati per durare. L’ideale sarebbe acquistare un solo capo, ma l’outdoor è diventato una moda e spesso chi va in montagna pochi giorni all’anno ne possiede diversi
Celante ha creato una sua linea di abbigliamento tecnico ma fatto con materiali sostenibili come la lana e la cera d’api, per comunicare, attraverso lo sport, un diverso modo di vivere la montagna, rispetto all’attuale che la dipinge come elitaria e adatta a pochi benestanti.
la montagna è un luogo che per conformazione presuppone come fondamentale l’incontro: in montagna è sempre meglio andare almeno in due. Nella sua asperità permette solo a pochissime persone esperte di poterne fare esperienza in solitudine e obbliga ad aiutarsi e condividere, stare attento all’altro.
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