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Per la Croazia il calcio non è solo un gioco

Per la Croazia il calcio non è solo un gioco

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A cura di @Nedcuttle21(Ulm).

In un articolo pubblicato su Bloomberg, e tradotto per Internazionale da Federico Ferrone, il giornalista russo Leonid Bershidsky parla del calcio croato e di come questo abbia influenzato – e continui a influenzare – la politica e alimentato la guerra negli anni ’90.

Tre delle quattro squadre arrivate al livello più alto dei Mondiali 2018 rappresentano paesi europei occidentali alle prese con questioni d’immigrazione e d’integrazione. Ma la quarta e più sorprendente è formata da giocatori provenienti da un piccolo paese. Il successo della Croazia ha un’origine diversa da quello dei suoi rivali. In Croazia, infatti, il calcio è più di un gioco: ha alimentato una guerra, la costruzione dello stato che ne è seguita e le delusioni successive che, paradossalmente, potrebbero aver portato agli straordinari risultati della nazionale.

Per essere un paese di 4,2 milioni di abitanti, la Croazia ha uno straordinario successo sportivo. Oltre al calcio, possiede squadre di primo livello di pallamano, pallanuoto e pallacanestro, e i tennisti croati fanno parte dell’élite globale. In parte la cosa deve essere legata alla genetica: i croati (come i loro vicini di Serbia e Bosnia) sono tra le persone più alte al mondo, e molti di loro sono naturalmente atletici. Esistono migliaia di club sportivi, molti dei quali sono eredità dei competitivi e fruttuosi programmi sportivi dei tempi dell’ex Jugoslavia (anche se alcuni dei suoi abitanti lamentano il fatto che tutto questo stia scomparendo).


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