A cura di @Lowresolution.
Un lungo articolo sul New Yorker cerca di analizzare perché, secondo tanti studi e esperimenti cognitivi, la mente umana fa fatica a cambiare idea anche davanti a fatti che dimostrano come certe idee siano sbagliate o infondate.
Una delle spiegazioni arriva dagli scienziati cognitivi Hugo Mercier e Dan Sperber, secondo i quali che la capacità di ragionare umana non si è sviluppata per gestire problemi astratti, ma è strettamente correlata con la cooperazione necessaria all’interno di una comunità di essere umani.
Reason developed not to enable us to solve abstract, logical problems or even to help us draw conclusions from unfamiliar data; rather, it developed to resolve the problems posed by living in collaborative groups.
Questo è alla base del “confirmation bias”, che ci porta prestare attenzione solo ai dati e dai fatti che confermano le nostre idee e scartare gli altri. Anche in questo caso è il risultato della tendenza a credere e proteggere il proprio gruppo di appartenenza.
Mercier and Sperber prefer the term “myside bias.” Humans, they point out, aren’t randomly credulous. Presented with someone else’s argument, we’re quite adept at spotting the weaknesses. Almost invariably, the positions we’re blind about are our own.
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