A cura di @pinaz81.
Sono le 10 nella scuola coperta di neve di Tiglieto, e quattro pettirossi si posano sulla finestra dell’unica aula dove Petra e i suoi compagni di classe fanno lezione. La bambina, 6 anni, imparerà una nuova parola: pettirosso, appunto. Matteo, che di anni ne ha 10, declinerà classe e specie del volatile in questione e gli altri compagni, di 8 e 9 anni, potranno disegnare l’animale e nominare le sue parti: dalle piume al becco passando per zampette e ali.
Tiglieto è un piccolo comune di poche centinaia di abitanti situato sull’appennino ligure e nel quale l’emigrazione e lo scarso tasso di natalità hanno fatto sì che gli alunni delle scuole primarie siano in numero così ridotto che la scuola ha potuto formare un’unica classe mista, dalla prima alla quinta.
Le cosiddette “pluriclassi” sono un fenomeno abbastanza comune nelle isole e nelle zone montane; lo scorso giugno, come riporta il sito indire.it (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa) le “piccole scuole” hanno creato una rete ed un manifesto:
Con l’obiettivo di potenziare le esperienze in corso e trasformare le “scuole piccole” in un punto di riferimento per l’intero territorio, […] i rappresentanti di alcuni istituti montani e delle isole di tutto il Paese hanno sottoscritto ufficialmente il Manifesto delle Piccole Scuole.
«Come avvenuto con il Movimento delle Avanguardie Educative – ha dichiarato il presidente Indire Giovanni Biondi – il nostro Istituto di ricerca ha messo a punto e condiviso con le scuole della rete un Manifesto grazie al quale verranno avviate una serie di attività pensate per elevare la qualità educativa delle realtà scolastiche geograficamente isolate. Con la firma del documento, le Piccole Scuole potranno prendere parte alle iniziative promosse e proporre pratiche innovative per la didattica».
Ma tra lo scenario bucolico descritto da Il Secolo XIX nel caso di Tiglieto e gli elementi positivi messi in luce da Indire, si trovano anche voci molto critiche sul sistema didattico delle “pluriclassi”, come quella di tuttoscuola.com:
Alcune interviste a persone che le hanno frequentate in tempi passati, pubblicate sulla stampa, sembrano voler far emergere come era bello andare a scuola in montagna, quale collaborazione scaturiva tra i compagni, le maestre che avevano un che di eroico, e via dicendo, salvo apprendere dagli stessi che per poter imparare davvero le famiglie si spostavano e i territori venivano abbandonati. […] è noto che gli apprendimenti risultano più efficaci in una classe omogenea per età, pur flessibile e aperta, che risulta già difficile gestire oltre che per l’elevato numero anche per la grande varietà delle caratteristiche personali degli allievi.
Immagine da Wikimedia Commons.
Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.