In un articolo pubblicato su ANSA, Enrica Di Battista traccia un quadro della povertà educativa nel nostro paese.
L’abbandono scolastico, ma non solo: a mangiare il futuro dei ragazzi in Italia è la crescente povertà educativa nel Paese. Sono troppi i bambini che non hanno la possibilità di visitare una mostra, di andare al cinema, di leggere un libro, di fare sport: l’impoverimento culturale è in drammatico aumento, parallelamente al peggioramento delle condizioni economiche e sociali delle famiglie. Un minore su 7 lascia prima la scuola, altri ragazzi non raggiungono le competenze di base alla fine del percorso di studi. Bassi livelli di apprendimento e abbandono scolastico sono poi correlati alla condizione di Neet: i giovani che non studiano, non lavorano, non sono in formazione. Recenti fatti di cronaca che vedono coinvolti ragazzi, gli stupri di Palermo e di Caivano ma non solo, fanno tornare a discutere di povertà educativa in un’Italia che si mostra anche in questo caso a due velocità tra Nord e Sud, centro e periferie, grandi città e aree interne.
L’Università Ca’ Foscari ha pubblicato lo scorso giugno una conversazione su questo tema curata da Sara moscatelli con Massimiliano Costa, professore ordinario di Pedagogia Generale presso il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali.
La povertà educativa viene definita da Save the Children come la “privazione della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni di bambini, bambine e adolescenti”.
È l’impossibilità di accedere a risorse economiche, cognitive e culturali per la promozione della propria libertà individuale, ossia esperienze educative di vario genere offerte dal territorio in cui i ragazzi e le ragazze vivono.
Questo fenomeno impatta, a medio termine, sullo sviluppo e sulle opportunità di inserimento lavorativo dei giovani generando un caso correlato, quello dei NEET, che non lavorano e non cercano un’occupazione. In Italia, secondo le rilevazioni ISTAT, i NEET tra i 15 e i 34 anni sono oltre 5,7 milioni (marzo 2023). Nello specifico, sono 4.252.000 quelli della fascia d’età 15-24 anni e 1.493.000 quelli tra i 25 e i 34 anni. L’Italia ha così raggiunto un triste record, è il paese in cui ci sono più NEET rispetto a tutti gli altri Stati dell’Unione Europea.
Secondo Massimiliano Costa ci sono alcune misure che si possono mettere in atto per contrastare la povertà educativa, seguendo quanto sul tema è stato segnalato da Save the Children:
Coerentemente a quanto segnalato da Save the Children nel 2022, sono convinto che sia necessario potenziare alcune iniziative di politica educativa come:
Qualificare i servizi educativi per la prima infanzia. Potenziare e qualificare l’offerta formativa e didattica delle scuole (con servizio di refezione, tempo pieno, infrastrutture adatte alla promozione di attività extracurriculari, come sport, arte, programmi culturali, ricreativi).
Promuovere i patti educativi di comunità, accolti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito nel Piano Scuola, realizzati e sottoscritti territorialmente, che contribuiscono alla costruzione di un fattivo patto di corresponsabilità educativa con le famiglie basato sui principi del learnfare.
Investire nella formazione dei docenti e nella didattica inclusiva e partecipativa, per sviluppare, fin da piccoli, quelle competenze trasversali che facilitano l’apprendimento e la crescita, anche a livello personale e socio-ambientale.
Ripensare il territorio come ecosistema per l’apprendimento partendo dalla progettazione dello spazio fisico a scuola, allargando il campo all’ambiente circostante, sfruttando le potenzialità digitali, fino a trasformare i luoghi di privazione in ampie aree di apprendimento, resilienza e cambiamento sia educativo che sociale.
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