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Quando respiravamo con le orecchie

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A cura di @Ander Elessedil.

Andrea Cau, paleontologo, sul suo blog Theropoda analizza uno scenario evolutivo, proposto da un recente articolo scientifico, in merito alla prima uscita dall’acqua di un vertebrato avvenuta al passaggio fra Devoniano e Carbonifero (400-350 milioni di anni fa).

Questi animali erano pesci sarcopterigi, poi evoluti in tetrapodi, quindi nostri lontani antenati, e finora l’attenzione era rivolta soprattutto sulla locomozione, lo sviluppo di arti adatti a camminare sulle terra. Gli autori dell’articolo invece si focalizzano maggiormente sul sistema ottico e respiratorio.

Per farlo, questi sarcopterigi avevano evoluto una nuova posizione per lo spiracolo, collocato più dorsalmente che negli altri pesci. Lo spiracolo, collegando il tetto della testa con la regione del faringe, metteva in comunicazione il polmone con l’atmosfera senza il bisogno di aprire la bocca per inghiottire aria. Bastava far emergere la sommità della testa per respirare aria. In questi animali, le narici non erano organi respiratori, ma esclusivamente dediti all’olfatto. L’aria arrivava ai polmoni dallo spiracolo: ovvero, da quello che nei nostri corpi è il tubo di Eustachio che connette orecchio e gola.

Non è curiosa l’evoluzione? Il nostro orecchio medio è una camera con un tubo che nel Devoniano serviva a respirare, dove alloggiano ossicini ridotti (incudine e martello) che nel Devoniano (e almeno fino al Triassico) servivano per muovere le mandibole, per masticare. Dentro il nostro organo auditivo abbiamo vestigi di un sistema respiratorio e mandibolare paleozoici.

 

Immagine da Wikimedia Commons.


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