Su suggerimento di @Space Tractor.
Come molti biologi cellulari sanno a memoria, la regola aurea per il congelamento e lo scongelamento delle cellule è: “congela lentamente, scongela in fretta”. Il motivo, in breve, è quello di evitare la formazione di cristalli di ghiaccio interni alle cellule, che potrebbero rovinarne gli organelli.
Con le cellule, ormai si tratta di prassi consolidata. Il grosso problema con cui ci si è scontrati a lungo nei laboratori di tutto il mondo è però il congelamento (o meglio, lo scongelamento) di tessuti e interi organi: sebbene infatti si siano fatti enormi progressi per il congelamento, inventando addirittura la vitrificazione, far “rivivere” i tessuti è stato un grosso problema fino ad oggi a causa della difficoltà di riscaldare uniformemente e rapidamente grossi volumi. Un team di scienziati dell’Università del Minnesota è riuscito a trovare un metodo che sfrutta nanoparticelle per riscaldare velocemente volumi importanti di campioni congelati, mantenendone le caratteristiche fisiologiche. Questa scoperta potrebbe, se sviluppata a dovere, rivelarsi importantissima nell’ambito dei trapianti, permettendo la conservazione criogenica degli organi espiantati. Il fatto che gli organi non possano ad oggi essere conservati per più di poche ore porta infatti allo spreco di circa il 60% degli organi espiantati, a causa dell’impossibilità di raggiungere in tempo i riceventi: poter crioconservare gli organi in attesa del recipiente ideale potrebbe portare al rapido esaurimento delle liste d’attesa, in circa due o tre anni, secondo i ricercatori.
Immagine tratta da Pixabay.
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