Su suggerimento di @uqbal.
Nei giorni scorsi un ragazzo di un liceo di Padova in gita è morto dopo la caduta da un balcone; mentre le indagini vanno avanti, con l’inevitabile coda di ipotesi investigative buttate sui giornali a mazzi, si può ragionare sul contorno della vicenda, e sulle reazioni dei coinvolti. Lo fa @uqbal, con molto rispetto, nel nostro Bar:
La madre è sconvolta e la capisco. Il suo ragionamento però “ho affidato un figlio alla scuola e me lo restituiscono morto” merita un approfondimento. Non solo perché questo ragazzo era maggiorenne, ma anche in generale perché questo tipo di ragionamento viene fatto anche dalle famiglie i cui figli non subiscono un destino cos’ tragico. Però intendiamoci: non esiste professore, per quanto occhiuto, che possa arginare i fenomeni di stupidità estrema che possono essere messi in atto da adolescenti magari minorenni per la legge, ma abbastanza emancipati da andare in giro da soli, guidare motocicli, lavorare, e fare tante altre cose senza particolari supervisioni.
Quest’idea che la scuola superiore sia un’estensione del giardino d’infanzia deresponsabilizza i ragazzi, li imbambocciona, carica gli insegnanti di responsabilità che non possono essere soddisfatte.
Anche in questo caso: il ragazzo è morto alle due di notte, quando si presumeva che tutti dormissero, e di certo i professori dormivano: cosa potevano mai fare?
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