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Ribelli per natura

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Un articolo uscito sulle pagine de Il Tascabile a cura di Alessia Colaianni, giornalista e comunicatrice scientifica, si occupa del tema della resistenza animale, evidenziando episodi in cui gli animali si ribellano contro il destino imposto loro dagli esseri umani.

Un esempio emblematico è quello delle vacche ribelli di Mele, in Liguria, che fuggirono nei boschi dopo essere state sequestrate al loro proprietario. Nonostante gli sforzi delle autorità per catturarle, le vacche riuscirono a vivere in libertà per diversi anni.

Nel cortometraggio Vacche ribelli del fotografo e documentarista Paolo Rossi viene raccontata la storia, quasi leggendaria, di una mandria di mucche in fuga. Negli anni Dieci del 2000, in Liguria, gli animali erano stati sequestrati al loro proprietario ed erano stati affidati al sindaco di Mele, un paesino di poco più di duemilacinquecento anime. La mandria contava ottanta esemplari che in inverno si misero a vagare in cerca di cibo, saccheggiando gli orti delle cascine dislocate nell’area, finché arrivò il momento del recupero: le vacche vennero fatte entrare in un recinto per poi essere caricate in un furgone e trasportate altrove, ma una di loro ruppe una staccionata portando con sé una decina di compagne. Fuggirono nei boschi e le autorità ne ordinarono l’abbattimento per questioni di sicurezza pubblica. Ma le vacche si erano rapidamente adattate alla loro vita libera: si muovevano di notte e sarebbero state invisibili se non fosse stato per le riprese delle videotrappole. Erano ben più evidenti, invece, alcuni danni causati agli abitanti della zona, come le staccionate divelte per via della ricerca di cibo. Nonostante la taglia che pendeva sulla loro testa, le fuggiasche proseguirono per diversi anni la vita selvatica: abbattere una mucca non è cosa da poco, figurarsi una mandria intera. Questa era la situazione nel 2017, anno di uscita del documentario sulle vacche ribelli di Mele.

Il tema della resistenza animale viene affrontato anche da Roberto Inchingolo nel suo libro “La vendetta delle orche”, dove racconta storie di animali che sfuggono al controllo umano, come leoni che scappano dai circhi, polpi che spruzzano acqua sui ricercatori e cinghiali che passeggiano per le città.

Queste storie ci fanno riflettere sulla volontà degli animali di vivere meglio, mettendo in discussione il confine tra intenzionalità umana e animale. La resistenza animale assume una connotazione politica, sociale ed etica, evidenziando la necessità di rivedere la nostra relazione con loro.

Nel 2012, un gruppo di scienziati esperti in neuroscienze e scienze cognitive ha sottoscritto la Dichiarazione di Cambridge sulla Coscienza, in cui si sottolineava che gli umani non sono gli unici a possedere i substrati neurologici che generano la coscienza e che questi si ritrovano anche in mammiferi e uccelli oltre che in altri animali. Il discorso è stato ampliato nell’aprile del 2024 con la Dichiarazione di New York sulla Coscienza Animale, che si concentra sul significato di coscienza fenomenica, o senzienza, domandandosi quali animali possano avere esperienze soggettive. Tra queste ci possono essere quelle sensoriali, o altre esperienze che riconducono alle sensazioni di benessere o malessere come piacere, dolore, speranza e paura. Gli studi scientifici degli ultimi anni non hanno solo rafforzato le prove a nostra disposizione riguardanti l’attribuzione della senzienza in mammiferi e uccelli, ma hanno iniziato a fornire indizi su una realistica possibilità di coscienza in animali che fino a poco tempo fa erano stati esclusi dalle nostre preoccupazioni etiche come rettili, anfibi e pesci, così come molti invertebrati quali molluschi cefalopodi, tra cui polpi e seppie, crostacei decapodi, e insetti come api e moscerini della frutta.

L’articolo invita a considerare gli animali come individui con volontà e desideri propri, promuovendo un cambiamento di attitudine verso una coesistenza più rispettosa e consapevole.


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