A cura di @NedCuttle21(Ulm).
L’11 settembre del 1973, un colpo di stato militare pose fine, in Cile, al governo democraticamente eletto guidato da Salvador Allende. Un articolo pubblicato su TPI ricorda quel triste giorno e la tragedia che ne seguì.
L’11 settembre del 1973, le forze armate di Augusto Pinochet rovesciarono con un colpo di stato il governo socialista di Salvador Allende, che morì in quella circostanza durante l’assedio al palazzo. Quella giunta militare instaurò un regime, sostenuto dagli Stati Uniti, che rimarrà al potere per 17 anni. Decine di migliaia di cileni vennero brutalmente torturati e migliaia costretti all’esilio forzato.
Un articolo pubblicato su Articolo 21 racconta gli ultimi istanti di vita di Salvador Allende.
“Non si gioca col fuoco. Non tollererò provocazioni irresponsabili. Se qualcuno crede che in Cile un colpo di Stato dell’esercito si svolgerebbe come in altri paesi latino-americani, con un semplice cambio della guardia qui alla Moneda, si sbaglia di grosso. Qui, se l’esercito esce dalla legalità è la guerra civile. È l’Indonesia. Credete che gli operai si lasceranno togliere le industrie? E i contadini le terre? Ci saranno centomila morti, sarà un bagno di sangue. Non tollererò che si giochi con questo”. A parlare così fu Salvador Allende, il 18 ottobre 1971 alla Moneda, nel corso di un’intervista rilasciata al Manifesto e raccolta da Rossana Rossanda. Parole intense, profetiche, premonitrici.
Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.