Su suggerimento di @carlj91.
Ieri il Post ha pubblicato un bell’articolo riassuntivo sulla situazione del Venezuela. Su theatlantic.com invece troviamo il racconto di due venezuelani: Moisés Naim, distinguished fellow all’International Economics Program del Carnegie Endowment for International Peace, e Francisco Toro, direttore del giornale online CaracasChronicles.com
La prima storia parla di un imprenditore manifatturiero, a cui i sindacati aziendali hanno reiteratamente richiesto di dotare su base continuativa i bagni dell’azienda di carta igienica, in applicazione di una poco nota clausola di contrattazione collettiva. Quando l’imprenditore è riuscito faticosamente a reperire alcuni rotoli di carta igienica (Il Venezuela soffre di penuria di praticamente tutto), la medesima è stata immediatamente fatta sparire dai lavoratori, che a loro volta non riescono a trovarne per i propri bisogni. Di conseguenza, l’imprenditore si è trovato in violazione degli accordi sindacali, (che in Venezuela espone al rischio del sequestro dell’azienda per opera del governo bolivariano). Rivolgendosi al mercato nero, è riuscito a procurarsi forniture di carta igienica per alcuni mesi ma i rotoli erano appena entrati in azienda, quando si è materializzata la polizia segreta, che li ha sequestrati come evidenza del complotto contro il paese. Rischia il carcere.
Nel frattempo i tassi di mortalità sono schizzati alle stelle, con il collasso del sistema sanitario del paese, malattie che parevano sconfitte ritornano (come la malaria) e il virus Zika che trova fertile coltura nell’immagazzinamento dell’acqua in secchi, a causa della condizione tragica delle infrastrutture idriche.
Immagine By Carlos Díaz [CC BY 2.0], via Wikimedia Commons
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