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Scuola per aspiranti genitori

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Athos Zontini su Rivista Studio racconta parte del cammino che gli aspiranti genitori devono percorrere per adottare.

La scelta di adottare può essere vista come una forma di ecologismo genitoriale, come un gesto d’amore per bambini senza famiglia, ma il percorso da affrontare è lungo e fatto di passaggi kafkiani come corsi propedeutici, video su YouTube e parabole misteriose.

Dopo aver deciso di intraprendere il percorso per l’adozione, l’autore e la moglie hanno portato al tribunale dei minori tutti i documenti richiesti per aprire la pratica. Tra questi, alcuni sono descritti con una certa ironia ed un po’ di perplessità:

fa sorridere che ti chiedano di presentare anche il consenso scritto dei tuoi genitori. E se uno di loro non fosse d’accordo perché magari non ha nessuna voglia di fare il nonno? A quarant’anni serve davvero l’approvazione di mamma e papà per adottare un bambino?

Per ottenere il decreto di idoneità all’adozione l’autore e la moglie hanno inoltre dovuto seguire un corso della durata di quattro mesi, durante il quale, insieme ad altre tre coppie, sono stati esaminati da un team di psicologi che dovevano verificare quanto fossero adeguati ad accogliere un minore.

da una parte quegli incontri dovrebbero formarti in vista dell’adozione, ma allo stesso tempo servono a una commissione di psicologi e assistenti sociali per giudicarti idoneo o meno a diventare genitore. In altre parole non sai se affidarti a quelle persone o guardarti le spalle da loro.

L’autore descrive la volontà di tutte le coppie di fare la migliore impressione possibile, anche a fronte di richieste che a volte sembrano prive di senso o, comunque, sottostanno ad una logica che gli aspiranti genitori non hanno chiara, e ai quali non viene spiegata.

La volta dopo dobbiamo dare la nostra interpretazione di una parabola, I ciechi e l’elefante, una storiella d’origine indiana che ricorre con leggere modifiche in diverse tradizioni religiose.

[omissis]

mi accodo alle altre coppie che tentano disperatamente qualcosa di brillante da dire. È uno spettacolo penoso, ci arrabattiamo tutti a dare interpretazioni cervellotiche,

[omissis]

Per non offendere i nostri esaminatori, in pratica, facciamo noi la figura dei fessi.

L’articolo si conclude con la descrizione dell’ultimo incontro, durante il quale sembra che le domande che gli aspiranti genitori si sono posti durante tutto il percorso, su cosa sia effettivamente un’adozione, possano trovare una risposta.


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