A cura di @NedCuttle21(Ulm).
Simona Maggiorelli ha realizzato per Left un’intervista a Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte calabrese autore del libro Se Venezia muore, pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 2014.
Nel volume edito da Einaudi, l’eminente archeologo e storico dell’Arte della Normale stigmatizza le responsabilità politiche e l’ignoranza di amministrazioni e governi che hanno ridotto la Laguna a una sorta di Disneyland per grandi navi. Ma al contempo, come è nel suo stile colto e animato da passione civile, offre una riflessione alta sul senso politico dell’abitare raccontando l’originalità e l’unicità di centri urbani (da Venezia a l’Aquila, a Matera e oltre) che rappresentano una sfida creativa ai limiti imposti dalla natura. Con i suoi palazzi storici che concorrono, ciascuno con un proprio timbro, alla composizione armonica della città sull’acqua, «Venezia offre l’esempio supremo di una transizione dall’ordine della natura a quello della cultura» scrive Settis. Qui più che altrove le tipologie architettoniche, le sequenze dei quartieri, le tecniche di muratura, i materiali, le membrature lasciano trasparire in filigrana il vissuto, le tensioni, i conflitti di chi l’ha abitata e modificata nei secoli. «Per sparse sopravvivenze» la città visibile racconta la storia della «città invisibile» fatta di relazioni umane.
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