Su Domani, l’appello della Società italiana urbanisti per fermare la normativa «Salva Milano», in via di approvazione in questi giorni al Senato.
Il Salva Milano (o «Salva futuro», «Salva Italia» come preferisce chiamarlo l’Associazione Nazionale Costruttori Edili) è un provvedimento in due parti.
La prima è un condono per gli edifici in fase di costruzione che non hanno richiesto le autorizzazioni necessarie e hanno aggirato la normativa presentando come ristrutturazioni e con una semplice SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) l’abbattimento di opere esistenti per costruire nuovi palazzi e grattacieli. Le cubature incriminate sarebbero quindi sanate e considerate comunque conformi al piano urbanistico. Questo metterebbe al sicuro anche dirigenti del Comune di Milano e costruttori dalle numerose (ad oggi quattordici) inchieste della Procura.
La seconda parte è quella che preoccupa di più la Società italiana degli urbanisti. Nelle disposizioni, si permetterà in futuro di «ristrutturare» senza nuovi oneri per l’urbanizzazione più densa in tutta Italia:
La proposta di legge, infatti, cancella l’obbligo del piano attuativo, ovvero di un progetto organico esteso alle parti di città interessate da trasformazioni, elimina la necessità di valutare il nuovo carico insediativo e, di conseguenza, di reperire le aree e realizzare i servizi pubblici e le infrastrutture per i nuovi abitanti, per delle trasformazioni che — recita la proposta di legge — avvengano in “aree già urbanizzate” per altezze che eccedano i 25 metri. Inoltre, la proposta equipara a semplici ristrutturazioni edilizie la sostituzione di edifici demoliti con nuovi edifici aventi sagoma, sedime e funzioni del tutto diversi, così sottraendo ai Comuni quote consistenti di oneri di urbanizzazione essenziali per riqualificare e adattare le città a sempre nuovi e pressanti bisogni sociali. Tutto ciò potrà essere peraltro autorizzato in assenza di qualunque discussione pubblica, invece richiesta dalla pianificazione attuativa.
Il provvedimento avrebbe impatto anche sulle casse dei comuni. Le ristrutturazioni costano meno per i costruttori, e quindi i comuni vedrebbero diminuire gli introiti di fronte a palazzi che sono di fatto nuovi e non delle semplici modifiche di quanto era prima, mettendoli in difficoltà:
Legittimando la prassi che ha reso possibili a Milano interventi edilizi fuori misura e disconnessi dal contesto esistente, la legge non solo spunta le armi – su un piano politico e culturale – all’azione urbanistica volta a migliorare la qualità della vita nelle città di tutta Italia, ma prospetta anche difficoltà gestionali e finanziarie per i Comuni, in particolare per i più fragili, esponendoli alle pressioni degli operatori immobiliari più aggressivi.
Su Legal Team, dubbi sullo strumento scelto (l’interpretazione autentica) per il riordino della normativa.
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