In un articolo su Egelsberg Ideas viene illustrato il mito dell’Ucraina come “piccola Russia”, fatto proprio da Putin, attraverso il pensiero di un insospettato fautore: Aleksandr Solzhenitsyn.
Nel novembre 2016, due anni dopo l’annessione della Crimea e l’occupazione della regione del Donbas nell’Ucraina orientale, il presidente russo Vladimir Putin ha inaugurato nel centro di Mosca la statua di una figura fondamentale per la sua visione ideologica: San Vladimir il Grande. Gli ucraini hanno un nome diverso per questa figura: Saint Volodymyr. Fu Gran Principe della Rus’ di Kiev dal 980 al 1015 e, secondo Putin e molti altri, il padre del popolo russo.
Kiev, la capitale della sua dinastia, è quindi parte integrante della Russia storica. Una successione di zar, da Ivan III nel XV secolo in poi, ha giustificato la propria legittimità invocando il loro legame con la Rus’ di Kiev. Ed è qui che il principe Vladimir (o Volodymyr) si convertì al cristianesimo nel 988, il che cementò il legame tra il cristianesimo ortodosso e il popolo slavo orientale. Ma oggi Kiev è anche la capitale dell’Ucraina.
L’attuale guerra russo-ucraina riguarda se l’Ucraina sia una nazione sovrana o una parte della Russia. L’inaugurazione del monumento da parte di Putin è stata una provocazione che ha illustrato, ancora una volta, la sua posizione su quella questione. Un’interessante ospite, però, ha assistito all’inaugurazione e ha fatto il tifo per Putin: Natalia Svetlova Solzhenitsyn, la vedova di Aleksandr Solzhenitsyn. Il collegamento può sembrare a prima vista improbabile, ma in realtà c’è un terreno comune tra il dissidente dell’era sovietica e il dittatore attuale.
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