Il 2018 si avvia alla conclusione e, con lui, pure il primo anno di Eurocratica. Seppur con qualche intoppo speriamo di non avervi annoiato raccontando le vicende del Vecchio Continente e vi ricordiamo che potete trovare tutte le puntate precedenti della newsletter su Mailchimp e su Medium.
C’è una cosa che accomuna la resa del governo italiano nello scontro con Bruxelles sulla manovra, il dietrofront della Polonia sulla riforma della Corte Suprema, il voto del Parlamento Europeo contro Orbán e un accordo sulla Brexit più vantaggioso per la UE che per il Regno Unito: l’unità europea, che, nonostante tutto, sta reggendo.
Le elezioni autonomiche celebrate lo scorso 2 dicembre in Andalusia proiettano la Comunità Autonoma più popolosa del Regno di Spagna in uno scenario finora inedito, che vede i socialisti andalusi fortemente ridimensionati e a rischio di perdere il governo locale per la prima volta in 36 anni.
Abbiamo aspettato qualche giorno perché tra ministri dimissionari, sottosegretari imbufaliti, mozioni di sfiducia e governi traballanti, ogni singolo commento sembrava diventare – subito – carta straccia.
Our interview guest this week is the left-wing Swedish MEP Malin Björk, one of the key players in Brussels on the EU’s controversial and sometimes unenforced refugee policies.
Di questi tempi, a Strasburgo e a Bruxelles, c’è una sola certezza: la domanda sulla situazione dell’Italia alle conferenze stampa dei leader politici.
A pochissimi mesi dalla mezzanotte del 30 marzo 2019 (il giorno esatto in cui la Brexit si compirà), si è alzato il velo sulla drammatica realtà del “negoziato” in corso fra Unione Europea e Regno Unito: non c’è accordo quasi su nulla.
Le elezioni svedesi lasciano uno scenario dove il rafforzamento della destra radicale degli Svedesi Democratici non stravolge lo scenario politico nazionale, benché sia chiaro che per esso non vi è nessuno “scampato pericolo”.
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