A cura di @Guglielma Bon.
Giorgio Agamben, in questo post su Quotlibet parla di studio, ricerca e facoltà umanistiche associando una riflessione sul rapporto tra la società odierna e l’utilità.
Occorre qui rovesciare il luogo comune secondo cui tutte le attività umane sono definite dalla loro utilità. In forza di questo principio, le cose più evidentemente superflue vengono oggi iscritte in un paradigma utilitaristico, ricodificando come bisogni attività umane che sono sempre state fatte soltanto per puro diletto. Dovrebbe essere chiaro, infatti, che in una società dominata dall’utilità, proprio le cose inutili diventano un bene da salvaguardare. A questa categoria appartiene lo studio.
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