Rosa Filippini, ex deputata delle prime liste verdi e tra le fondatrici della storica associazione ambientalista “Amici della Terra”, parla di come, nel corso di decenni di attivismo, ha cambiato idea sull’energia nucleare.
Filippini non rinnega le ragioni del proprio antinuclearismo nel contesto degli anni ’70-’80: all’epoca, a quanto scrive, l’obiettivo era di promuovere una maggiore trasparenza e partecipazione popolare alle scelte di politica energetica. In seguito, pur restando in dialogo con i nuclearisti, era rimasta contraria a questa tecnologia, a causa dei suoi costi, del rischio – piccolo ma comunque presente – di incidenti, e al rischio di proliferazione del nucleare militare. Dopo Fukushima, si aspettava che il nucleare fosse ormai avviato a diventare una fonte di energia residuale, sostibuibile in tempi rapidi dalle rinnovabili. La continua crescita delle emissioni di gas climalteranti, tuttavia, le ha fatto cambiare idea, e l’ha convinta che il nucleare, nel contesto attuale, rappresenti il male minore.
La previsione di un declino inarrestabile era sbagliata. Dopo Fukushima, lo sviluppo del nucleare ha sì subito una battuta d’arresto con un programma di stress test degli impianti esistenti in tutto il mondo ma, a parte la Germania (e l’Italia) non si registrano altri casi di chiusura dei programmi e delle centrali esistenti. Inoltre, la ripresa è stata consistente quanto inaspettata, prima nei paesi asiatici e poi, sia pure con ritardi e imprevisti, in tutto il mondo. (…)
Quanto al rischio residuo, esso è ineliminabile. Ma non è più un’esclusiva del nucleare civile e, forse, non lo è mai stato. Il mondo ha già conosciuto altri grandi rischi di incidenti rilevanti come quelli, ad esempio, connessi all’industria chimica ma non per questo l’umanità – e nemmeno l’Italia – ha rinunciato a produrre farmaci, detersivi e disinfettanti. Piuttosto, l’industria chimica ha subito nuove regolazioni e ha investito nelle misure di sicurezza e salvaguardia ambientale. (…)
Infine, la speranza di un’evoluzione equa per tutti i popoli è legata all’uso di tecnologie complesse, dove l’energia pulita, abbondante e a basso costo si conferma il motore principale per uno sviluppo sostenibile e non distruttivo dell’ambiente naturale.
Io penso che sia meglio star dentro questa partita, non fuori.
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