Un articolo di Strade spiega la posizione dei partiti di governo sull’accordo commerciale tra Canada e Unione Europea, criticandone la scarsa attenzione agli interessi degli esportatori italiani.
Maurizio Sgroi analizza su Econopoly i dati di Bankitalia sulla composizione e i cambiamenti delle esportazioni delle imprese italiane dal 2000 ad oggi, rilevando che la mazzata della crisi del 2007 ha fortemente colpito in negativo il manifatturiero italiano, già però roso da serie problematiche ben prima dell’avvenimento.
Un articolo su Linkiesta in cui, sulla base di dait ICE-ISTAT, si spiega come l’Italia si confermi una delle nazioni più forti nel conquistare i mercati esteri.
Un comunicato della Rete Italiana per il Disarmo commenta i dati contenuti nella Relazione ex legge 185/90 trasmessa al Parlamento, che certifica una crescita delle autorizzazioni all’export militare italiano dell’85% rispetto al 2015 e del 452% rispetto al 2014 per un valore di 14,6 miliardi di euro.
Un articolo di Keynesblog fa il punto su di un rapporto dell’Istat sulla crescita economica italiana, che vuole smentire il principale mantra degli ultimi governi: la competitività di prezzo (determinata, fra l’altro, dal costo del lavoro e dalle famigerate ‘riforme strutturali’) non sarebbe il volano su cui bisogna fare leva per una crescita vigorosa, dato che ad ogni minimo alito di ripresa le importazioni salgono e si deve quindi tirare la cinghia, ma bensì lo sarebbe maggiormente lo spostamento verso produzioni più redditizie e ad alto valore aggiunto, che però non sembra essere negli obiettivi del nostro governo.
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