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Tensioni in Algeria sulla Convenzione per l’eliminazione della discriminazione della donna

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Un articolo di The Arab Weekly parla della decisione dell’Algeria di revocare le riserve su una specifica parte della Convenzione ONU per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), in particolare sul paragrafo 4 dell’articolo 15, dove si garantiscono pari diritti tra uomini e donne in materia di libertà di movimento e scelta del domicilio.

Questa decisione, sebbene simbolica, ha implicazioni concrete: potrebbe influenzare il modo in cui vengono gestite questioni familiari come il matrimonio, il divorzio, la custodia dei figli e il diritto all’alloggio. Tuttavia, si scontra con il codice della famiglia algerino, che si ispira alla legge islamica e che potrebbe dover essere rivisto per allinearsi ai nuovi impegni internazionali.

La mossa ha suscitato forti reazioni politiche. Il Movimento della Società per la Pace (MSP), partito islamista e terza forza parlamentare del paese, ha criticato duramente la revoca. Secondo il MSP, l’adesione a convenzioni internazionali non dovrebbe compromettere la costituzione né i valori religiosi e culturali dell’Algeria. Il partito teme che questa apertura possa minare la struttura tradizionale della famiglia, ad esempio permettendo alle donne di rivendicare il diritto a vivere da sole, anche in assenza di matrimonio o in caso di conflitti familiari.

Pur non facendo parte del governo dal 2021, il MSP continua a esercitare pressione come forza di opposizione. Storicamente, ha alternato fasi di collaborazione e distacco dal potere, ispirandosi a movimenti islamisti come Ennahda in Tunisia e i Fratelli Musulmani in Egitto.

In definitiva, la revoca delle riserve sulla CEDAW rappresenta per l’Algeria un impegno verso gli standard internazionali sui diritti umani, ma apre anche un delicato confronto interno tra modernizzazione giuridica e tradizione religiosa.


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