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Tra la via Emilia e l’incubo

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Su suggerimento e a cura di @alesstanco

Costruita in soli due anni, tra il 189 e il 187 a.C., l’antica Via Emilia collegava Rimini a Piacenza e costituiva una delle principali arterie del Nord Italia. Oggi restano ben pochi frammenti della strada che diede il nome all’omonima regione, ma diverse strade e ferrovie ne seguono il tracciato. Tra queste, la S.S.9 Via Emilia (chiamata così nonostante non coincida con la strada storica).

Tra i tentativi autoctoni di rivalorizzarne il valore culturale, industriale ed enogastronomico (in particolare durante Expo) e l’inserimento della stessa, da parte del Sun, tra i 20 road trips da non perdere, la via Emilia si è guadagnata il titolo di Route 66 italiana.

Ma quanto c’è di vero? Su The Towner, il reportage di Martino Pinna sembra restituirne un’immagine diversa:

La via Emilia di cui parliamo qua è quella reale, quella che il navigatore e gli operai dell’Anas chiameranno sempre e solo SS9, in codice, quasi a sottolineare la differenza con tutte le altre vie emilie. La Strada Statale Nove, ovvero quella extra-urbana – ma sempre irrimediabilmente urbanizzata, come vedremo – che unisce tutti quei segmenti di strada tra una città e l’altra che rendono la SS9 non solo realtà, ma qualcosa di più: un concentrato di realtà. E quindi: se volete un viaggio veloce e comodo, senza pensieri, prendete pure l’A1. Altrimenti, benvenuti sulla SS9.

 

Immagine da Wikimedia Commons


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