Terza puntata stagionale di Traveling Violation, la rubrica sulla NBA dedicata al fallo più fischiato nelle arene americane.
In questo episodio: I Razzi decollano, il Caldo è tornato (ma Greta non c’entra nulla), se New York piange New Orleans non ride.
First Step: Houston we (don’t) Have a Problem
Dopo un avvio di stagione stentato, i risultati (ma non lo spettacolo, ancor meno gradevole rispetto a quello degli scorsi anni agli occhi dei puristi del gioco) hanno cominciato ad arrivare per la squadra assemblata da Daryl Morey, soprattutto per l’esplosione di punti segnati da Harden (anche) in questa stagione (primo della lega a 38.5 punti per allacciata di scarpe).
I problemi restano nell’amalgama tra Russell Westbrook e la sua nuova squadra, con l’ex MVP della lega sta tirando male come non mai (22.8% da tre, il peggior dato di sempre tra quelli che hanno provato almeno 5 triple per partita) e che presenta un net rating, quando in campo non c’è Harden, pari ad un poco lusinghiero minus-10.2.
L’idea che potrebbe far svoltare il rapporto tra Russ e la squadra del Texas potrebbe essere convincere Westbrook ad accettare un ruolo pari a quello di Draymond Green all’interno dei Warriors arrivati 5 volte consecutive alle Finals, schierandolo come unico non tiratore in campo, con lo scopo di giocare i pick-and-roll con Harden, pulire i tabelloni grazie al suo atletismo, tagliare forte a canestro per segnare (cosa che nel pitturato gli riesce ancora molto bene) o per far collassare su di sé la difesa per poi passare ad un compagno appostato da 3.
L’analisi de L’Ultimo Uomo (ITA) sulla stagione di Harden
L’analisi di The Ringer (ENG) sul rendimento di Westbrook
Second Step: Riley Strikes Back
La grande sorpresa ad Est del Mississippi di questa stagione sono senza dubbio i Miami Heat, passati da una anonima stagione da 39-43 ad una partenza fulminante da 20W e 8L.
Merito di questo va sicuramente a coach Spoelstra, che ha messo in campo un’ottima rappresentazione di quello che è un moderno positionless basketball, grazie ad un attacco nel quale i pick-and-roll fatti da Jimmy Butler, il grande acquisto estivo, sono accompagnati da continui movimenti dei compagni.
Inoltre, di fatto, gli Heat giocano senza un vero e proprio playmaker, dato che molto spesso la palla viene portata dallo stesso Butler o, addirittura, da Adebayo, un centro, e proprio per questo, al momento ci sono ben quattro giocatori in rosa sopra i 4 assist per partita [Butler 6.8 (miglior dato di carriera), Dragic 5.0, Adebayo 4.6 Winslow 4.3]. Se mantenessero questo dato fino a fine stagione sarebbero solamente l’ottava squadra nella storia della Lega ad ottenere questa statistica (gli ultimi i Kings del 2003/04).
Date le premesse sembra che la scelta di Pat Riley di fare un roster ricco di giocatori bravi a prendere decisioni in campo, sia con la palla in mano che senza, pagherà buoni dividendi e sembra anche che abbia fatto ricredere la dirigenza sull’opportunità di inseguire Chris Paul.
L’analisi sulla stagione di Miami fatta da The Ringer (ENG)
L’analisi sull’ottima stagione sin qui di Bam Adebayo fatta da SB Nation (ENG)
Third Step: New York City Shuffle
Anche questa stagione i Knicks sono destinati ad un mesto tanking e, tanto per cambiare, non si vedono grandi talenti da far crescere all’ombra del Madison Square Garden (a parte forse Mitchell Robinson, che però deve sgomitare per ottenere i minuti in campo e che deve limare i suoi problemi di falli).
Nonostante le premesse non facessero presagire nulla di buono, la dirigenza ha già esonerato coach Fitzdale (sostituito al momento da Mike Miller), anche se viene difficile dare a lui tutte le colpe dell’ennesima travagliata stagione newyorkese, specialmente dato l’incomprensibile mercato estivo dei Knicks che, sfumato il sogno Durant-Irving si sono buttati sulla firma di un numero imprecisato di 4 (Randle, Portis, Marcus Morris, Taj Gibson), togliendo così spazio in campo al già citato Mitchell e senza rafforzare nessun altro reparto.
Le vere colpe per il continuo arrancare nei bassifondi della lega di quella che è la squadra con più valore economico sarebbero da cercarsi molto più in alto, ma difficilmente il proprietario, James Dolan, sostituirà sé stesso con qualcuno di meno dannoso.
L’analisi de L’Ultimo Uomo (ITA)
L’analisi di FiveThirtyEight (ENG)
FOUL! Traveling Violation: Do the Pelicans Dream of Playoff Games?
I Pelicans sono passati dall’essere una delle squadre favorite nella corsa ai playoff a trovarsi a 6W 21L. Un fattore di questa debacle sicuramente è l’infortunio della scelta n. 1 del Draft passato, Zion Williamson, ma difficilmente un rookie può, da solo, trasformare una squadra dal record così negativo (e che ha perso per una media di 12.6 punti durante la striscia di 12 sconfitte consecutive) in contender.
In realtà quanto sta del tutto mancando a New Orleans è la difesa, al momento 29ma della Lega, che contrariamente a tutte le analisi statistiche, difende forte contro i tiri da midrange (migliore della lega) ma è pessima sia nella difesa del canestro (ultima) che sulle triple dall’angolo (quart’ultima).
Questa situazione di classifica rende poco sensata la presenza a roster del 35enne J.J. Redick (che sarebbe un ottimo pezzo per una contender) e, soprattutto, di Jrue Holiday, che potrebbe fare la fortuna di tante squadre ad un passo dal potersi giocare il titolo (infatti Miami sembra sia sulle sue tracce).
L’analisi sulla situazione di Jrue Holiday da parte di The Ringer (ENG)
Extra Step: Shaq’s Review
Anche questa puntata chiudiamo con le analisi tecnico tattiche di Shaquille O’Neal e della sua squadra sulle settimane passate in NBA
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