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Un salario per vivere, come minimo

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Nicola Quondamatteo su Jacobin Italia fa un’analisi della proposta sul salario minimo presentata dalle opposizioni:

Lunedì 3 luglio la questione salariale e del lavoro occupa le prime pagine dei principali quotidiani. Ne parla il Corriere della Sera, che ospita un’intervista a Francesca Re David, ex segretaria generale della Fiom e attualmente in segreteria nazionale della Cgil. Ne parla Repubblica, dando spazio ad alcune storie di vita del lavoro povero e gravemente sfruttato. Da nord a sud, in tutto il territorio nazionale. In particolare, prende parola un lavoratore cinquantaquattrenne, vigilante da 17 anni a Roma. Prende meno di 6 euro l’ora, ha aspettato per anni il rinnovo del contratto nazionale, che però ha distribuito solamente le briciole (nonostante diverse iniziative di sciopero, che hanno alleggerito le buste paga del personale che si è astenuto per protesta dal lavoro). Dice di non avere vita sociale e che a suo figlio ha consigliato una scuola professionale, non potendo garantirgli il proseguimento degli studi. Repubblica riporta poi la storia di Teresa, napoletana, cameriera ai piani. Nonostante nell’albergo in cui lavora i costi delle camere siano lievitati da 100 a 300 euro (il settore turistico-ricettivo è uno di quelli in cui si sono verificati aumenti opportunistici dei prezzi con l’utilizzo della crisi inflazionistica come paravento), guadagnava e continua a guadagnare 8 euro l’ora. Si augura che la figlia, che ha frequentato l’alberghiero, si trasferisca all’estero piuttosto che andare a lavorare per 800 euro al mese. Infine parla Stefania, torinese, addetta alle pulizie, che con due lavori part-time arriva a 700 euro. Su La Stampa, invece, l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico reitera il suo sostegno al salario minimo, mentre il segretario della Cisl Luigi Sbarra ribadisce la contrarietà della sua organizzazione. Su Domani si racconta invece la lotta che il Si Cobas sta portando avanti da oltre un mese a Campi Bisenzio contro il sistema di esternalizzazioni che fa capo a Mondo Convenienza. Lavoratori romeni, tunisini, pakistani, moldavi lottano da oltre un mese per i propri diritti e contro il dumping salariale. Gli viene applicato il contratto multiservizi anziché quello della logistica. Per un giorno, il lavoro in carne e ossa si prende il suo spazio anche nei principali quotidiani del paese – sullo sfondo dell’accordo raggiunto dalle opposizioni parlamentari (Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Più Europa, Azione, Sinistra italiana ed Europa verde) per una proposta congiunta sul salario minimo.


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