Pietro Dall’Aglio ricorda la figura e la storia di Renata Tebaldi a un secolo dalla nascita in un articolo su Connessi all’opera.
Nata il 1° febbraio 1922 a Pesaro, da un violoncellista, Teobaldo Tebaldi, e da Giuseppina Barbieri, da bambina visse con la madre nel paese d’origine della famiglia materna, Langhirano (Parma). Abbandonata dal padre, Renata studiò piano con l’insegnante Giuseppina Passani che ne scoprì precocemente le qualità canore e si impegnò per farla ammettere, con una deroga, al conservatorio di Parma, perché era ancora molto giovane. Tornata a Pesaro, per studiare con la celebre soprano Carmen Melis, migliorò la sua tecnica e riuscì a partecipare a qualche concerto e audizione importanti, seppure la sua carriera non decollasse sino all’incontro col maestro Arturo Toscanini nel 1946.
Renata Tebaldi ricorderà proprio quell’occasione come il più bel giorno della propria vita, come confessò in un’intervista concessa alla RAI nel 1962.
Dopo il buon esito di quell’incontro, infatti, fu chiamata a cantare nel recital per l’inaugurazione delle Scala ricostruita (1946), nella parte del solista che dà voce all’Angelo nel Te Deum di Verdi: qui nacque un curioso equivoco, per cui si disse che Toscanini l’avesse chiamata “voce d’angelo”, soprannome con cui passerà alla storia. L’arrivo di Maria Callas in Italia, con cui aveva pure cantato nel 1947, fu la premessa alla rivalità con la soprano greca: nel 1951, dopo i grandi, importanti successi milanesi degli anni precedenti, la Tebaldi subì una cocente delusione con il fiasco de La traviata del 3 febbraio. Riparerà a Napoli negli anni seguenti, divenendo un’acclamata interprete, tra le più apprezzate della storia del San Carlo. Nel corso degli anni Cinquanta la sua rivalità con la Callas – a quanto pare, iniziata per un concerto di beneficienza per la Croce Rossa a Buenos Aires nel 1951 – divenne uno dei grandi temi di discussione, di cui erano al corrente tutti: l’opera lirica, in quegli anni, complice la radio e altri mezzi di comunicazione, divenne popolarissima, e la gente si appassionò alle due cantanti.
Nel corso degli anni Sessanta, dopo un periodo di riposo nel 1962-1963 (aveva dovuto interrompere la recita della Gioconda al San Carlo di Napoli) per lo stress, si riappacificò con la Callas e continuò a mietere successi: nel 1976 si ritirò dalle scene, dopo che negli anni Sessanta si era definitivamente imposta nel canone delle grandi voci della storia della lirica. Ammirata per la voce potente, dagli armonici straordinari, pur con qualche difetto nel registro acuto, dominò con grande perizia e tecnica le proprie notevoli doti canore: fu tra le più importanti interpreti del Verdi maturo (dando prove eccellenti in particolare nella Forza del destino, Otello e Aida) e nel repertorio verista (La bohème, Tosca, Adriana Lecouvrer).
Immagine: Tullio Farabola, uno dei più noti fotogiornalisti italiani del secondo dopoguerra, fotografa Renata Tebaldi in studio.
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