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Un vero conte transilvano morto

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Giovanni Padua per Il Tascabile scrive una lunga recensione del remake del film “Nosferatu” di Robert Eggers, uscito nelle sale statunitensi il 25 dicembre 2024 e in quelle italiane il 1° gennaio 2025.

Eggers riporta il mito del vampiro nella Germania di metà Ottocento, ispirandosi al film originale di Friedrich Wilhelm Murnau del 1922.

Con il suo remake, nelle sale statunitensi dal 25 dicembre 2024 e in quelle italiane dal 1° gennaio 2025, Eggers piega il cinema del Ventunesimo secolo verso i suoi albori novecenteschi, riportando il mito del vampiro nella Germania di metà Ottocento. È come se volesse oscurare l’origine letteraria del non-morto, profondamente intrecciata alla modernità romantica, per illuminare invece la sua seconda nascita: quel racconto spurio di Murnau che, a un secolo di distanza, da plagio diventa originale. Ne emerge un’operazione di autofagia, in cui il cinema si nutre della propria mitologia, consumandola e rinnovandola al tempo stesso.

La trama narra dell’agente immobiliare Thomas Hutter, inviato in Transilvania per assistere il conte Orlok nell’acquisto di una magione. Durante la sua assenza la moglie di Hutter ha sogni inquietanti e scopre di essere sotto l’influenza del vampiro.

Il film di Eggers per Padua si distingue per la sua rappresentazione dettagliata e per attingere a piene mani al  folklore europeo, con una particolare attenzione ai rituali transilvani. Un cinema che ruota intorno ai temi del sesso, della violenza e della follia, caratterizzato da una tensione tra il sublime e l’individuo. Secondo l’autore Eggers utilizza il mito del vampiro per esplorare la natura umana e la sua relazione con il soprannaturale.


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