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Vino dealcolato, uno sguardo al mercato

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Su AgroNotizie, una panoramica del mercato del vino dealcolato.

Il vino dealcolato è definito a livello UE come un vino con alcol inferiore a 0,5%. Generalmente nasce da un vino normalmente alcolico, e poi trasformato. Il prodotto è già presente in alcuni Paesi UE:

Dealcolizzazione del vino. Avanguardia o fallimento? La Commissione Europea studia come ampliare il mercato. In alcuni Paesi, come Spagna e Germania, il vino senza alcol è già realtà. Resta la questione dell’etichettatura e del nome. E poi gli spumanti, impossibili senza alcol. Reticente l’Italia, che difende le proprie eccellenze.

In Italia il vino dealcolato ha poco seguito e cattiva stampa. La Commissione europea vede nel vino dealcolato un consumo più attento rispetto a considerazioni di salute e sociali, ma anche un nuovo sbocco per i prodotti vinicoli, soprattutto riguardo le nuove generazioni:

Tali proposte future vengono considerate per ampliare il mercato del vino: la Commissione Europea è positiva che queste sfide sul mercato del vino senza alcol possano avvicinarsi alle progressive tendenze consumistiche. Appurato che “il mercato del vino senza alcol è molto limitato, perché è principalmente occupato dalle birre senza alcol”, la Commissione Europea ha sostenuto l’importanza di avvicinare ogni fascia enologica al vino dealcolato.

Polemica Nadia Palazzolo su Today, che accusa il ministro Lollobrigida e alcune associazioni di categoria di passatismo:

Negli Stati Uniti si chiama “NoLo”- no e low alcohol – in Italia vino analcolico o “dealcolato”. Parliamo di vino al quale viene tolto l’alcol, del tutto o in parte. Fino a qualche anno fa sembrava impensabile, ma oggi è una realtà che piace ai consumatori: negli Usa il giro d’affari è di un miliardo di dollari. L’Europa ha dato il via libera alla produzione e alla commercializzazione nel 2021, ma in Italia di fatto la procedura di dealcolazione è impossibile. Le nostre aziende che vorrebbero farla non possono e vengono sorpassate dai concorrenti per un vuoto normativo. In alternativa devono trattare all’estero la materia prima. Un paradosso per un Paese con una produzione vinicola d’eccellenza.

In realtà il Ministro insieme alla Conferenza Stato-Regioni e i rappresentati di categoria sono arrivati recentemente ad una bozza di testo a cui manca solo l’assenso finale. Confronto e limature si sono rese necessarie sulla nomenclatura e su dove trattare il prodotto:

Tra questi, come rivela il segretario generale di Unione italiana vini Paolo Castelletti: «la possibilità di effettuare le operazioni di dealcolizzazione in ambienti separati ma all’interno dello stesso stabilimento dove avvengono le operazioni di vinificazione e imbottigliamento, e la possibilità di destinare il sottoprodotto ottenuto con tecnica a membrana a strade alternative al bioetanolo».
Novità anche sul nome: non solo dealcolizzati. La bozza finale del testo, infatti, specifica – come richiesto da Cia – che «non essendo consentito l’utilizzo di sinonimi, quali “alcool zero, alcool free”, è stata prevista l’indicazione, in etichetta, della dicitura “dealcolato” o “parzialmente dealcolato».

 


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