Su suggerimento di @Maestroyoda.
Un approfondimento di Rivistastudio su Xiaomi, la società che può fare concorrenza alla Apple, gigante del tech cinese. Da qualche settimana l’azienda, fondata nel 2010 da Lei Jun, è la «la startup tecnologica con la valutazione più alta del globo».
Per parlare del successo di cui il brand Xiaomi è stato protagonista negli ultimi tempi bisogna iniziare da alcuni dati: se il primo round di investimenti esterni raccolto nel giugno 2012 gli conferiva una valutazione già rispettabile di 4 miliardi di dollari, alla fine del 2014 il valore di Xiaomi ha raggiunto quota 45 miliardi, superando anche un portabandiera del siliconvalleyismo come Uber, fermatosi poche settimane prima a 41 miliardi. Nel 2013 la società ha comunicato di aver venduto 19 milioni di cellulari, mentre per il 2014 le stime oscillano addirittura tra i 40 e i 60 milioni di unità di cui di frequente Lei e soci si pavoneggiano. In ogni caso, lo scorso ottobre secondo Strategy Analytics e IDC, i due maggiori analisti del mercato settoriale, Xiaomi è diventata la terza compagnia venditrice di smartphone al mondo per il volume di spedizioni.
Ma la sua crescita deriva anche da quel contesto particolare che è l’economia e la società cinese.
Immagine da Wikimedia Commons
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