A cura di @s1m0n4.
La newsletter periodica di Francesca Lozito approfondisce, in questo numero, la situazione in Irlanda del Nord, fra Brexit, gruppi New Ira ed elezioni per eleggere i parlamentari di Stormont.
Senza un governo
Il Nord Irlanda raccontato da Londra ha una prospettiva differente rispetto a quello che realmente si capisce andandoci di persona. Non solo perché le sei contee nel 2016 hanno votato a maggioranza per restare in Unione Europea.
Qui la Brexit viene liquidata dalle persone come una sorta di presa in giro, una perdita di tempo, una ammuina come si direbbe dalle nostre parti: l’interesse principale è che si riapra presto il Parlamento di Stormont, chiuso dal gennaio del 2017 dopo la crisi di governo generata dalle dimissioni di Martin McGuinness leader Sinn Féin – che sarebbe morto due mesi dopo – come forma di protesta nei confronti del coinvolgimento di Arlene Foster, la leader Dup oggi ancora una volta determinante a Westminister, nello scandalo sulle energie rinnovabili cash for ash. Il Nord Irlanda ha infatti, in seguito al trattato di pace del 1998, un governo condiviso (power sharing) in cui i due principali partiti delle due parti, unionista e repubblicana, hanno responsabilità di governo. Il Dup, che a marzo del 2017, data della ultima consultazione, risultava maggioranza, esprime il primo ministro, Sinn Féin il suo vice.
Verosimilmente le elezioni potrebbero tenersi dopo la Brexit. Quale sarà il nuovo equilibrio politico?
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