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Debunking e informazione, discussione su un fenomeno

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Su suggerimento di @cocomeraio e @Marcello L’Hippie.

Avevamo già parlato di come il fact checking non serva a fermare le bufale; sul Post avevano evidenziato di come le bufale siano una fonte di guadagno e anche un pericolo per la democrazia.
I responsabili siti di debunking, bufale.net e butac.it – consapevoli che la propria azione è incisiva – hanno deciso di denunciare alla Polizia Postale quella che definiscono una vera e propria holding delle pseudonotizie. Il caso è stato ripreso dal Fatto Quotidiano ed appare nella home di bufale.net.

Servirà? Probabilmente no, ma è indicativo del problema e del senso di impotenza di chi si oppone al fenomeno.

Fino a qualche anno fa – ha raccontato Michelangelo Coltelli, webmaster di Butac, che da diversi anni passa il suo tempo libero a setacciare il web per smascherare le finte news– incontravamo soprattutto notizie sciocche, come quelle su animali giganti, oppure bufale sul settore medico. Oggi, invece, le notizie false che spopolano sui social sono quasi tutte razziste o omofobe. C’è stato un picco. E questo è preoccupante. Anche perché gli under 40 utilizzano soprattutto internet per informarsi, e cadere in questi tranelli è molto facile. Basti pensare che a volte, nella corsa alle visualizzazioni, ci cascano anche giornalisti di importanti testate

 

Per parlare di un caso specifico, apparso anche su hookii, si può citare il caso degli automobilisti in Cina, che ucciderebbero intenzionalmente i pedoni. Attivissimo racconta come questa storia si basi su pochissimi dati, molto poco verificati; il video di uno degli esempi riportati è in realtà realizzato in Russia, per dire.

 

Immagine CC BY 2.0 di Karl-Ludwig Poggemann da flickr


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