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Fine della manodopera a basso costo [EN]

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Su suggerimento e a cura di @paolo_paolo_ppa

Il secondo articolo dello speciale del Wall Street Journal dedicato al destino demografico del pianeta analizza le prospettive del lavoro manuale, tra il rialzo del costo del lavoro in paesi come la Cina e la diffusione pervasiva dell’automazione. Filo conduttore dell’articolo è la Levi Strauss & Co.

Already, China’s rising labor costs—now $14.60 an hour on China’s coast, adjusted for productivity, compared with $22.68 an hour in the U.S., according to the Boston Consulting Group—have diminished China’s competitiveness. Adding energy costs, China is now a more expensive place to manufacture than Indonesia, Thailand, Mexico and India, says BCG.

La Cina non è più conveniente come in passato, ma non abbastanza da essere abbandonata. Inoltre la tecnologia permette di risparmiare su altri fronti.

None of this means Levi is going to abruptly pull up stakes. Levi lists about 200 Chinese factories where it does business, five times as many as any other country.
Levi is adapting its laser technology so it can etch different patterns to make one type of denim look like another, reducing costs by buying less fabric.

Questa tendenza verso la “mass customization” e un mercato sempre più veloce sono altri fattori che potrebbero rendere la Cina un posto “scomodo” in cui produrre:

Levi is already experimenting with more localized production. When a line of so-called skinny jeans, which it made in China, became a big hit in Europe, it turned to factories in Poland and Turkey to fill the unanticipated demand and cut shipping time, said Ms. O’Neill.

Il primo articolo dello speciale in 10 puntate del Wall Street Journal trattava invece di implosione demografica e delle sue ricadute sul welfare e sui consumi.

 

Immagine via pixabay.


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