Sono state due settimane difficili per tutti. Il coronavirus è entrato nelle nostre vite come nient’altro prima d’ora, e stiamo faticosamente realizzando che non ne usciremo a breve. Negli ultimi giorni, in particolare, la sensazione di accerchiamento si è intensificata. Soprattutto nelle grandi città del Nord, molti di noi conoscono una persona che è stata a stretto contatto, anche solo per breve tempo, con qualcuno che poteva essere esposto al virus oppure ne è stato contagiato.
La sensazione di essere seduti intorno a un falò a scaldare marshmallow mentre qualcosa si agita dentro a un cespuglio, come nei film americani, ce l’hanno avuta anche le istituzioni europee, che hanno preso misure sempre più drastiche mano a mano che la situazione si è complicata: lo loro sedi sono pur sempre dei posti in cui lavorano centinaia di persone che provengono da paesi diversi, che ogni giorno stringono mani in continuazione, prendono caffè e salgono su ascensori pieni da scoppiare, per poi magari passare il weekend nel proprio paese.
Continua a leggere su Konrad, la newsletter de Il Post
Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.