L’Intellettuale Dissidente ospita due interventi di tono diverso sul caso Angelini/Propaganda Live.
La prima lettera, piccata, di Paolo Ferrucci (Lettera aperta a Zoro), se la prende con l’«amichettismo di sinistra»:
Gentile Diego-Zoro, […] hai precisato che né tu né la trasmissione potete ergervi a giudice del suo operato, in merito agli abusi da lui commessi nell’impiego di lavoro nero e nella gogna mediatica a cui ha sottoposto la ragazza che mandava a galoppare per Roma senza contratto e senza copertura assicurativa. Su quel “non siamo noi i giudici” si potrebbe anche essere d’accordo, se non fosse che il giudizio sbeffeggiante è proprio una delle vostre specialità, che da anni elargite in tv con tripudio e senza risparmio.
La seconda, sempre su l’Intelletuale Dissidente, a firma di Cino Vescovi (Ma Angelini lasciatelo perdere) è più conciliatoria:
Si accusa Zoro di aver voluto così proteggere il sodale-pilastro-chitarrista, e questo solo in quanto appartenente al solito giro dei soliti noti. Ma mi chiedo: che cosa avrebbe dovuto fare, Zoro? Cacciarlo a calci in culo? Crocifiggerlo anche peggio, quando lo sta già facendo tutto il mondo? Dimenticarsi di colpo di averci lavorato fianco a fianco per quasi dieci anni, facendo pure finta di non essere mai stato un suo amico?
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