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Assange a rischio estradizione

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Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, potrebbe essere estradato dall’UK negli Stati Uniti. È infatti stato accolto il ricorso del governo americano contro la precedente decisione della giudice distrettuale, Vanessa Baraitser, di non concedere l’estradizione a causa del rischio concreto di suicidio. La nuova decisione non significa che verrà estradato automaticamente. Il caso tornerà infatti a una corte minore, la Westminster Magistrates’ Court, dove un giudice distrettuale dovrebbe inviarlo alla ministra dell’Interno, la conservatrice Priti Patel (BBC). I legali di Assange però “potranno fare appello alla Corte Suprema del Regno Unito” (Valigia Blu). Nei prossimi mesi ci sono dunque ancora alcune strade legali da percorrere, spiega il GuardianMa certo ora l’opzione estradizione è sul tavolo e più vicina.

“La sentenza odierna va infatti a legittimare ancora una volta la linea dell’accusa – scrive Philip Di Salvo su Domani (paywall) – quanto pubblicato da WikiLeaks tra il 2010 e il 2011 con la divulgazione dei documenti sulle guerre in Afghanistan, Iraq e con il Cablegate, non è giornalismo nell’interesse pubblico, ma spionaggio e hacking: è questa infatti, la sostanza dei 17 capi di accusa che Assange si vede imputare negli Stati Uniti. Assange potrà essere estradato negli Usa per affrontare un processo e, qualora fosse condannato, potrebbe scontare una pena fino a 175 anni di detenzione. Da anni tutte le più importanti organizzazioni che si occupano di diritti umani e libertà di stampa denunciano, inascoltate, la pericolosità del caso Assange le possibili ricadute profondissime sui diritti dell’imputato e su casi simili futuri, oltre che per il giornalismo nel complesso”.

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