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Sant’Ambrogio con il Don Carlo alla Scala, la trama e il Live

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Siamo arrivati infine al giorno della Prima del Don Carlo alla Scala. Dopo la presentazione e un approfondimento sul cast e sulle voci, per seguire l’opera che sarà protagonista della prima scaligera Hookii propone un breve riassunto della trama.

Presentiamo qui la versione originale in cinque atti, anche se stasera il Don Carlo sarà eseguito nella versione italiana in quattro atti, scritta da Verdi proprio per la Scala e rappresentata per la prima volta a Milano nel 1884. Mancherà quindi il primo atto, il cui riassunto riportiamo comunque per completezza.


[Atto primo (che stasera non ci sarà): L’infante di Spagna, Don Carlo, incontra Elisabetta di Valois, a Fontainebleau e subito se ne innamora. La giovane corrisponde al sentimento, ma la notizia che il re di Francia ha concesso la mano di Elisabetta al padre di Carlo, il re di Spagna Filippo II, stronca l’amore dei due giovani.]

Atto secondo: nel chiostro del convento di San Giusto i frati pregano sulla tomba di Carlo V. Qui Don Carlo confida il suo dolore all’amico Rodrigo che lo invita a lasciare la Spagna per le Fiandre dove si attende da lui un gesto di pacificazione. Carlo affida a Rodrigo un ultimo messaggio per Elisabetta, ormai sposa del re di Spagna: vuole vederla ancora una volta prima di lasciare il paese. Nel corso dell’incontro egli cerca di riconquistarla, ma la giovane, per quanto turbata, è fedele al suo giuramento. Non appena Carlo è scomparso, giunge il re Filippo II. Trovando la regina sola, senza la consueta dama di compagnia, incolpa la contessa d’Aremberg, rispedendola in Francia. Poi, solo con Rodrigo, manifesta la sua gelosia per un possibile amore tra Elisabetta e il figlio.

Atto terzo: nei giardini della regina a Madrid, durante una festa, Don Carlo si intrattiene con una dama che gli si presenta velata. Egli crede si tratti di Elisabetta e le conferma il suo amore; ma è invece la principessa di Eboli, innamorata di lui, la quale, compresi i veri sentimenti dell’infante, decide di vendicarsi. Rodrigo cerca invano di calmarla. Sulla piazza della Madonna d’Atocha intanto viene condotto al rogo un gruppo di eretici. Alcuni deputati fiamminghi, guidati da Don Carlo, interrompono il corteo reale per chiedere al re la fine delle persecuzioni in Fiandra. Il re li definisce ribelli, Don Carlo gli si avventa contro spada alla mano, ma Rodrigo lo ferma. Per questo gesto, Filippo II nomina Rodrigo duca.

Atto quarto: nel suo studio Filippo II medita sulle difficoltà e le delusioni della vita di monarca, quando sopraggiunge il Grande Inquisitore che chiede di condannare come eretici Carlo e Rodrigo. Ed ecco arrivare Elisabetta che denuncia la scomparsa di un suo scrigno. Il cofanetto è sul tavolo di Filippo II, sottratto dalla principessa di Eboli alla sua proprietaria, per vendicarsi della regina. In esso è contenuto un ritratto dell’infante e ora il re è sicuro del tradimento. Invano la regina nega l’adulterio. Accorre, pentita, la principessa di Eboli, confessa le sue colpe e decide di ritirarsi in convento. Intanto, nella prigione dove Don Carlo è detenuto, Rodrigo gli annuncia che non sarà condannato;  per salvarlo si è infatti autoaccusato, usando i documenti che l’infante gli aveva un tempo affidato. Carlo non crede all’amico, ma un improvviso colpo d’archibugio sparato da un sicario colpisce alle spalle Rodrigo e lo uccide. Mentre il re va a liberare il figlio, il popolo inneggia a Don Carlo.

Atto quinto: Elisabetta è nel chiostro del convento di San Giusto. Prega sulla tomba di Carlo V perché protegga Don Carlo, il quale arriva per darle l’ultimo saluto prima di recarsi in Fiandra per affermarvi gli ideali di libertà. Ma irrompono Filippo II e il Grande Inquisitore che credono i due amanti colpevoli. Carlo sta per essere arrestato, quando la tomba di Carlo V si spalanca e l’anima del grande imperatore si impossessa del discendente e lo salva, trascinandolo con sé.


MusicPaper esplora gli orizzonti del Don Carlo in un articolo a firma Paolo Gallarati, mettendo a fuoco i temi del libretto:

Il libretto di Joseph Méry e Camille Du Locle, liberamente tratto dal dramma omonimo di Schiller, offriva a Verdi una straordinaria complessità di temi: l’amore impossibile, lo scontro tra liberalismo e assolutismo, la crisi morale  e la forza  dell’ideale, l’oscurantismo religioso, la pietà della preghiera, il presentimento  della morte e la speranza nell’aldilà, la solitudine che, in forme diverse, tormenta Don Carlo, Elisabetta e Filippo II, l’amicizia fraterna di  Carlo con Rodrigo, la passione erotica di Eboli. Si aggiungono poitemi sociali: il peso del potere che schiaccia il Re, la sinistra magnificenza della liturgia regale, l’austerità monastica, il rito funebre, la brillantezza della vita mondana. Questi temi s’intrecciano, si sovrappongono, sfumano gli uni negli altri in una naturalezza di compresenze e di trapassi che segna una nuova tappa nella trasformazione della drammaturgia verdiana.

Un’interessante analisi di personaggi e libretto che sinteticamente porta nel cuore dell’opera verdiana:

È l’analisi psicologica, infatti, che trionfa in quest’opera, con le sue sottigliezze e sfumature: i recitativi scivolano nell’arioso,  le melodie convivono col  declamato  espressivo, il  flusso sinfonico precipita e si distende, s’intorbida e illimpidisce, gonfia e si assottiglia, trasformandosi incessantemente all’interno di una tinta soffusa e sfumata dai toni scuri, simili a quelli della pittura spagnola della controriforma, conosciuta da Verdi durante il viaggio in Spagna del ’63. Ma, soprattutto, più estese rispetto alle opere precedenti si fanno le parti in cui il testo è intonato in tempo reale, e porta avanti dialoghi e monologhi senza ripetizioni di parole.

Concludiamo con RaiNews e un servizio sulla prima con alcune domande al cast.

Ora non resta che seguire oggi pomeriggio, a partire dalle 17:45, il Don Carlo su RAI 1 e commentarlo su Hookii dove, come accade ogni anno, ci sarà il consueto Live. 


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