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Viaggio alcolico in terre astemie

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Gianfranco Marrone nello speciale Coquina di Doppiozero racconta come il consumo di alcol vari nei paesi musulmani, dove spesso è vietato e come ciò influisca sulle dinamiche sociali e culturali grazie al libro “Santi e bevitori” di Lawrence Osborne, un diario del suo viaggio alcolico in terre astemie, mescolando inchiesta e narrazione.

…potremmo continuare a lungo con queste storie apparentemente sconclusionate, ridicole se non insensate, specchio contorto delle tensioni, dei conflitti, delle violenze, dei compromessi, dei sotterfugi e delle ipocrisie che il divieto islamico dell’alcol genera nei variegati paesi musulmani in giro per il mondo – a dispetto dello stesso Corano dove, sembra, “l’ostilità al vino è netta, ma tutt’altro che veemente”. A raccontarle è Lawrence Osborne in Santi e bevitori. Un viaggio alcolico in terre astemie (Adelphi, pp. 202, € 19), noto giornalista e bohémien inglese, autore di una serie di opere molto ben scritte che, mescolando inchiesta e narrazione (con un pizzico di saporosa fiction), spiegano bene il senso del turismo sovraffollato e multiforme che popola attualmente i paesi asiatici (Il turista nudoShangri-laBangkokJava Road).

Cosa c’è alla base del rapporto tra alcol e Islam?

Orborne, o meglio il suo personaggio, riceve una risposta tecnica da parte di un gruppo di giovani musulmani giavanesi: “perché altera il normale stato di coscienza, falsando ogni rapporto umano, ogni momento di consapevolezza, falsando anche il rapporto con Dio”. Sicché ben presto il bar, a differenza della moschea e del bazar, diviene spazio demoniaco, luogo di malaffare perché simbolo del capitalismo americano distribuito per il pianeta.

E nel mondo cristiano?

Dall’altro lato, da che cosa deriva l’attaccamento cristiano all’alcol, al punto da fargli mimare il sangue di Gesù? Osborne, autore, lo spiega molto bene: dalla religione dionisiaca egiziana e poi greca, tanto antica quanto diffusa nel Mediterraneo orientale da essere, a un certo punto, vietata esplicitamente dall’Imperatore ma sottilmente rifigurata, tradotta, dal Cristianesimo bizantino.


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