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Il sentimento europeo nell’anno di guerra e delle elezioni

Il sentimento europeo nell’anno di guerra e delle elezioni

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Pawel Zerka sul sito del Consiglio europeo per le relazioni estere (ECFR) scatta una fotografia di cosa significhi «europità» per gli europei stessi (riassunto in italiano).

L’ECFR è un gruppo di studio europeo ma non affiliato alle istituzioni dell’UE o del Consiglio d’Europa. La relazione è intitolata Benvenuti a Barbieland: il sentimento europeo nell’anno delle guerre e delle elezioni e analizza come molte persone siano diventate «visibilmente disilluse dal progetto europeo», in un modo che ha sorpreso coloro che sostengono il blocco. Il calo si manifesta in segmenti specifici del popolo europeo, come i giovani e i cittadini dell’Europa dell’est, che si dicono disincantati e disinteressati al progetto europeo.

I motivi principali di preoccupazione, secondo Pawel Zerka, Senior Policy Fellow di ECFR, è che molti europei potrebbero considerare il loro continente e le sue Istituzioni politiche «troppo bianchi», «troppo occidentali» o «troppo boomer». Nell’ultimo anno, gli europei che Zerka chiama «non bianchi» e musulmani, gli abitanti dell’Europa centrale e orientale ed i cittadini più giovani d’Europa hanno goduto di uno scarso coinvolgimento, per una serie di ragioni. Gli europei «non bianchi» e musulmani sono stati vittime di episodi xenofobi a causa dell’attacco di Hamas del 7 ottobre a Israele e del forte aumento del sostegno ai partiti politici di estrema destra registrato durante le elezioni europee di quest’anno.

Questi tre punti deboli sono indice dello stesso pericolo per il progetto europeo: la sua deriva verso una concezione “etnica” dell’europeità, piuttosto che “civica”, sostiene Zerka. La “mancanza di voce” dei cittadini non bianchi e musulmani rischia di marginalizzare ulteriormente questi gruppi, dando alla xenofobia il via libera per prosperare all’interno della politica europea. L’etnocentrismo incontrastato dei politici dell’Europa centrale e orientale rischia di normalizzare tali atteggiamenti in tutta la regione e nel resto dell’UE. E, nel lungo periodo, alcuni giovani europei cresciuti in questo ambiente potrebbero abbracciare teorie xenofobe, mentre altri potrebbero addirittura rifiutare l’UE, poiché rappresentante di valori che non condividono.

Altro insieme di persone disilluse dal progetto europeo sono i giovani. Zerka si rallegra del fatto che i più giovani siano anche più tolleranti ed in sintonia col progetto europeo rispetto ai più vecchi. Tuttavia la partecipazione al voto è bassa e quando vi è, mostra un voto di protesta:

I giovani, sebbene generalmente più pro-europei e tolleranti rispetto alle generazioni più anziane, hanno mostrato scarso interesse per le elezioni europee. Molti hanno addirittura votato partiti di estrema destra o anti-establishment. Citando esempi come Polonia, dove un partito di estrema destra ha ottenuto il voto della maggioranza dei giovani, e Germania e Francia, dove un gran numero di giovani ha sostenuto AfD e Rassemblement National, Zerka suggerisce che questi dati riflettono la sensazione di non essere rappresentati dalle forze politiche, che sono spesso viste come partiti “boomer”. Questa “mancanza di voce” potrebbe riversarsi nella percezione che i giovani hanno dell’UE, causando il loro disinteresse dagli affari europei o addirittura un rifiuto dell’UE stessa, se la ritengono distante dalle proprie preoccupazioni.

Per risolvere questi punti deboli, Pawel Zerka invita «tutti coloro che si considerano pro-europei» a costruire ed espandere canali di partecipazione tra diversi gruppi di cittadini in Europa, a rifiutare la concezione «etnica» dell’europeità concretizzando nello stesso tempo la concezione «civica».

Zerka sostiene che queste raccomandazioni darebbero spazio affinché il sentimento europeo possa prosperare in una forma coerente con i valori fondanti dell’UE. Se ignorato, il sentimento europeo potrebbe erodersi o, peggio, virare verso una forma xenofoba e chiusa se la classe politica dominante continua a legittimare ulteriormente la concezione “etnica” dell’europeità.


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