Su National Geographic, un articolo a firma Asia London Palomba con fotografie di Emanuele Biggi racconta la storia dei granchi di Roma, dall’Impero ad oggi.
L’articolo inzia con un aneddoto sugli scavi del Foro di Traiano nel 2005. I ricercatori impegnati sul campo si trovarono di fronte ad una situazione da prendere con le pinze: un’agguerrita colonia di decapodi.
Soverchiati dai granchi, gli archeologi ne tirarono fuori a secchi dalla terra durante gli scavi. Conosciuti scientificamente come Potamon fluviatile, questi crostacei sono gli unici granchi d’acqua dolce di grandi dimensioni indigeni in Italia. I ricercatori sospettano che si tratti di una popolazione antica, risalente a quando Roma non era altro che una valle paludosa.
Nei secoli Roma è cambiata moltissimo, i granchi si sono adattati vivendo con discrezione lontano dagli sguardi dell’uomo:
Nel corso dei millenni, i granchi hanno continuato a utilizzare questo antico sistema fognario per spostarsi sotto la città, in particolare sotto il Foro di Traiano, in canali e tunnel in gran parte inaccessibili all’uomo. Le creature emergono raramente in superficie e solo di notte per nutrirsi di rifiuti umani e resti animali.
«Il sottosuolo di Roma, soprattutto nell’area dell’antico Foro Romano, è molto ricco di acqua, con molti passaggi e nascondigli per sopravvivere», afferma Marco Seminara, biologo ambientale dell’Università Sapienza di Roma. «Non mi sorprende che questi animali abbiano vissuto lì per così tanto tempo». Il crollo dell’Impero Romano e il disuso del Foro hanno permesso a questi granchi di regnare ininterrottamente sul territorio, il che potrebbe spiegare la persistenza della popolazione, aggiunge.
L’articolo continua descrivendo i predatori dei granchi (tra cui i topi del Tevere) e le prospettive future per la specie nella Città eterna.
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