Alias domenica, inserto culturale de Il Manifesto, in questo articolo ci offre un ritratto di Isaac Asimov, andando oltre la sua fama di scrittore di fantascienza per esplorare la sua vasta produzione divulgativa e il suo legame con la tradizione letteraria americana.
L’analisi della sua autobiografia Io, Asimov evidenzia la sua straordinaria prolificità, il suo scetticismo religioso e la sua posizione critica sul sionismo, mostrando un autore pragmatico e razionale. Il pezzo sottolinea anche il ruolo delle riviste pulp come spazio di emancipazione per autori non WASP e inserisce Asimov in un contesto più ampio di scrittori ebrei americani. Infine, viene proposta un’interessante riflessione sul fatto che il suo personaggio meglio riuscito sia forse egli stesso, con tutte le sue contraddizioni e peculiarità.
Dell’autobiografia di Asimov parla anche un articolo uscito per Gli stati generali:
Nel memoir ‘Io, Asimov’, Asimov stesso si racconta a tutto tondo nelle settecentoventi pagine di questa sua terza autobiografia. E lo fa con la naturalezza di un nonno che sta raccontando qualcosa ai nipoti. Racconto che potrebbe cominciare da un paradosso: lui, autore di decine e decine di racconti sui viaggi interstellari, afferma che aveva paura di prendere l’aereo. E dell’aereo non ne aveva bisogno, perché dalla sua scrivania, armato solo di una macchina da scrivere e della sua fantasia, Asimov ha immaginato e creato mondi dall’ampiezza sconfinata, remoti universi alieni, civiltà galattiche in conflitto e robot capaci di sembrare più umani degli umani. La sua produzione è sterminata, si parla di più di 500 pubblicazioni che spaziano dal romanzo poliziesco, alla fantascienza, ai libri per ragazzi, fino ai saggi scientifici, comprese due precedenti autobiografie, perché quella edita dal Il Saggiatore è, appunto, la sua terza autobiografia, quella che lui stesso considerava come definitiva.


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