Un documentario da poco disponibile su RaiPlay (necessario account gratuito per la fruizione) testimonia un passato il cui ricordo è ancora vivido per alcuni, e rende una descrizione molto precisa del pragmatismo (ma anche della poesia) con cui venivano affrontati i problemi dell’urbanistica e dell’architettura nella Milano del primo dopoguerra.
Il documentario, dal titolo “Una giornata nell’archivio di Piero Bottoni“, racconta la vita e le opere dell’architetto e urbanista milanese Piero Bottoni, attraverso materiali d’archivio, filmati d’epoca e testimonianze, mettendo in luce la sua visione sociale e artistica.
Le riprese sono fatte all’interno della Cineteca di Milano e nell’Archivio Piero Bottoni, dove Giancarlo Consonni e Graziella Tonon, narratori del documentario, esplorano materiali appena digitalizzati. Vengono mostrati disegni, fotografie, filmati, progetti e inchieste che documentano la carriera di Bottoni, il quale emerge come un architetto, urbanista, pittore e fotografo poliedrico, impegnato socialmente e culturalmente.
Bottoni cercava di infondere sogno e incanto nella realtà urbana, integrando diverse arti per trasformare la città in uno spazio più umano e vivibile. Fulcro del documentario è il suo progetto più ambizioso, la “Montagna di San Siro” (una collina artificiale alta 100 metri a Milano), simbolo della sua capacità di unire architettura, paesaggio e utopia.
Bottoni non era solo un progettista, ma un intellettuale che vedeva l’architettura come mezzo per migliorare la vita collettiva; la sua opera si colloca tra urbanistica, arte visiva e fotografia, mostrando una visione integrata e innovativa.
Oltre alla figura di Bottoni, inoltre, questo documentario sottolinea l’importanza degli archivi come strumenti per preservare e reinterpretare il passato.


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