Su suggerimento e a cura di @Luis K.
Lo spoglio provvisorio si è concluso al 97,84% delle schede, vince Daniel Scioli superando di 8 punti Cambiemos, di 14 Macrì e di 24 Massa ma manca l’obiettivo di superare il 40% dei voti.
Daniel Scioli è di gran lunga il primo candidato per numero di preferenze individuali, grazie alle buone performance nel nord peronista e nel Conurbado, anche se pare che il maltempo gli ha sottratto qualche voto, ma si ferma al 38,4%. Risultato insufficiente per garantire la vittoria al primo turno (45% dei voti validi o il 40% con il 10% di distacco ); neppure il distacco dell’8% sull’alleanza oppositrice Cambiemos sembra così insormontabile da poter ambire a chiudere il primo turno con la sua elezione. Scherzando con un giornalista che gli chiedeva di dare un parere su questo suo “trionfo”, lui ha risposto: “questo non è trionfo, è una vittoria“, giocando sul nome del partito che l’appoggia, ha tracciato la rotta di quello che sarà la linea guida della sua campagna da qui in avanti: cercare di attirare i voti dei candidati eliminati alle primarie (ben 3,5 milioni); in primis socialisti, radicali e peronisti, e degli indecisi che non hanno votato alle primarie.
Maurico Macrì si posiziona secondo per voti diretti con un buono ma non esaltante 24,3%. Da segnalare il 41% in città di Buenos Aires, che se sommato al 3,5 del radicale Ernesto Sanz e al 2,3 della civica Elisa Carrió fanno il 30,1% per la coalizione oppositrice Cambiemos, risultato in linea con gli ultimi sondaggi. Consacrato come unica alternativa credibile a Scioli, per Macrì adesso si apre una strada travaglia, perché sebbene facciano parte della stessa coalizione, Sanz e Carrió hanno posizioni diametralmente opposte a quelle del Sindaco di Buenos Aires. La fedeltà dei loro voti è tutt’altro che scontata, anche se la buona prova della candidata di PRO Maria Eugenia Vidal in provincia di Buenos Aires che ha fatto il pieno dei voti di coalizione lascia ben sperare.
Oltre che a conservare i voti di coalizione, un altro problema per Macrì è trovare il modo di allargare il proprio consenso, sperando peraltro che Scioli smetta di crescere, e per questo ha aperto un canale di dialogo con Sergio Massa arrivato sì terzo, ma ha voti necessari per condizionare fortemente gli altri due.
“Unidos por una Nueva Argentina è buon terzo al 20,6%, dato più che per il magro risultato di Sergio Masso fermo al 14,4% per il 6,2% raccolto dal governatore di Cordoba José Manuel de la Sota, un pezzo di elettorato che fa gola a molti. Sergio Massa, cerca di uscire dall’angolo, dicendo di aver rotto il bipolarismo tra Scioli e Macrì e di poter ancora arrivare al ballottaggi. Il suo destino però sembra non più di protagonismo, ma quello di chi deve capire in che direzione tira il vento se vuole rimanere a galla.
Da segnalare il buon risultato del Fronte di Sinistra e dei Lavoratori con il 3,3%, al suo interno il giovane deputato Nicolás del Caño batte lo storico leader Jorge Altamira 1,7% a 1,6%, e il deludente 3,5% di Margarita Solbizer del centrosinistra di Progressisti. L’ex-presidente Aldolfo Rodríguez Saá è l’ultimo candidato che è riuscito a passare la soglia del 1,5% con il 2,1%, i cinque candidati restanti hanno raccolto complessivamente il 2% dei voti.
Immagine “Cristina y Scioli” by Presidencia de la Nación Argentina. Licensed under CC BY 2.0 via Wikimedia Commons
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