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Sul lavoro e la globalizzazione

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Su suggerimento di @Raphus Cucullatus jr

Il 4 e 5 febbraio si è tenuto a Padova un convegno sul lavoro, di cui dà notizia Il Manifesto, una lettura militante del fenomeno, dove vedono in primo piano le analisi di Connessioni Precarie ed Euronomade: lavoro nelle sue accezioni più problematiche, da quello migrante a quello delle filiere di Amazon.

Dal testo introduttivo del convegno «Globalizzazione e crisi. Lavoro, migrazioni, valore» (Università di Padova il 4-5 febbraio 2016):

“Due fotografie, per cominciare. La prima mostra le lavoratrici marocchine in lotta a Monselice, nella bassa padovana, per difendere il proprio lavoroLa seconda mostra i lavoratori migranti spagnoli che un’agenzia interinale tedesca ha selezionato per Amazon a Bad-Hersfeld, nell’Assia. Queste due fotografie evidenziano una serie di processi che marcano le condizioni del lavoro oggi e rendono problematiche le categorie con le quali l’Europa si autorappresenta. Migranti spagnoli in Germania per effetto del job on call; donne (marocchine) che lavorano tra i rifiuti a Monselice come se si trattasse di recuperadoras nelle discariche di qualche metropoli sudamericana. Ci sembra evidente che qui le nozioni di Sud e di Nord del mondo, di Europa e di Mediterraneo, di lavoro autonomo e precario, di capitalismo finanziario e capitalismo predatorio, di logistica e di produzione, perdano l’apparente chiarezza con la quale vengono spesso impiegate e ci costringano a rimetterle a fuoco…”

Inseriamo, inoltre, questa seconda segnalazione di quest’articolo di Michael Schuman comparso su Time: con l’economia globale in una crisi prolungata, e i lavoratori di tutto il mondo gravati da disoccupazione, debito e redditi stagnanti, la critica pungente di Marx del capitalismo – considerato un sistema intrinsecamente ingiusto e autodistruttivo – non può essere così facilmente respinta.

 

Immagine in Pubblico dominio


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