Su suggerimento e a cura di @i.c.e.
Con il raffreddamento dei rapporti tra occidente e Russia e il conseguente rallentamento della condivisione di informazioni politiche e militari, le care vecchie spie sembrano essere tornate di moda e ogni tanto appare qualche notizia che sembra uscire da un romanzo di John le Carré.
Il caso recente più noto è probabilmente quello di Operation Ghost Stories, l’arresto nel 2010 da parte dell’FBI di 10 spie, caso che suscitò l’interesse dei media anche per l’avvenenza di una delle spie in questione (Anna Chapman, aka Anna Vasil’evna Kushchenko). Nello stesso anno vi fu però un altro caso, questa volta in Spagna: la spia che si faceva chiamare Henry Firth fu costretta a fuggire dal Paese in fretta e furia dopo che la sua copertura era saltata.
Il sito Politico.eu ricostruisce la sua storia in un articolo che spiega il motivo per cui a volte si sceglie la via dell’illegal (una spia sotto falsa identità che vive nel Paese target per anni o addirittura decenni) piuttosto che affidarsi al più facilmente controllabile case officer (ufficialmente impiegato presso un’ambasciata e che gode quindi di immunità diplomatica). L’articolo affronta anche le ragioni per cui spesso si preferisce risolvere queste situazioni con un amichevole e silenzioso scambio in stile Bridge of Spies piuttosto che ricorrere a processi e prigioni, e quali siano le principali leve su cui si fa affidamento per cercare di reclutare un double agent.
Immagine da Flickr
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