A cura di @Carlj91.
Sulle agitazioni dei tassisti per vicende politiche legate a Uber si è già dibattuto tantissimo. Si parla di un azienda che, attraverso un modello di business alternativo, è capace di sottrarre clientela agli operatori incumbent. I taxi, per capirci.
Un business che pone alla luce del sole l’arretratezza in termini di livello di servizio offerto dai taxi stessi.
L’immagine che ha assunto Uber in questa vicenda è quella di promotore dell’innovazione. Ma si tratta veramente di innovazione?
Essendo l’innovazione un fenomeno dinamico molti infatti ritengono che la vera innovazione non è il modello di business di Uber ma l’avvento delle “auto intelligenti”. Una tecnologia i cui effetti sono distruttivi verso il concetto stesso di trasporto su gomma e non.
Dall’altra ci sono quelli che si chiedono se veramente il modello di business di Uber è competitivo. Secondo Hubert Horan, esperto nella gestione e regolamentazione delle compagnie di trasporto (in primis aerolinee) Uber è di fatto un’azienda non redditizia, una startup che strutturalmente accusa perdite operative come nessun’altra prima. La capacità di Uber di sottrarre clientela dipende al massiccio funding degli investitori e non alla sua capacità di generare reddito. Il suo scopo è sostituirsi all’incumbent.
I passeggeri di Uber pagano soltanto il 41% del costo del viaggio, mentre i concorrenti della società fondata da Travis Kalanick devono caricare il 100% del costo sulle spalle del cliente.
Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.