I risultati di uno studio pubblicato su Nature Human Behavior, ripresi poi da un articolo di Popsci e in italiano da TPI sembrano delineare alcune le caratteristiche i alla base dei processi cognitivi di un terrorista.
Emerge innanzitutto un’aggressività proattiva
Think of a toddler pushing down another for their candy, or their toy. Most of us wouldn’t do that past childhood. A terrorist might, especially given that the study subjects weren’t as good at analyzing other people’s emotions (most notably, anger, sadness, and disgust). It’s not so much that they don’t care that you’re feeling that way—it just doesn’t really register.
Ma le principale differenze fra il campione di ex terroristi e quello di persone con simili background socio-culturali non criminali o anche assassini non terroristi riguardano la sfera morale
Per la maggior parte della gente, l’intenzione di fare del male è altrettanto da biasimare come fare concretamente del male. I due studiosi hanno notato che nei 66 terroristi il giudizio morale era ribaltato: per loro era meno accettabile il danno accidentale del danno voluto, ma senza successo, dal momento che nel danno accidentale qualcuno si era fatto male, a differenza della situazione in cui l’intenzione di fare del male c’era ma nessuno era rimasto ferito.
[..]“Il nostro campione è caratterizzato da una tendenza generale a concentrarsi maggiormente sui risultati delle azioni che sulle intenzioni delle azioni”, hanno spiegato i due autori.
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