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Una società di bulli

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A cura di @Mirror.

Giorgio Fontana su Il Tascabile analizza come la struttura della violenza nelle piccole o grandi comunità sembra riprodursi, sempre uguale, nei secoli.

L’antropologo libertario David Greaber analizza questo complesso di problemi. Due punti mi hanno colpito in particolare. Il primo: la scuola impedisce la più naturale delle reazioni di un animale in pericolo: la fuga.
Il secondo punto è una chiosa a questo sistema sociale: la frase velenosa “Non importa chi ha cominciato”. Nel cercare di ricomporre le questioni, si cerca subito una pacificazione di massima
(…)
Relegare il bullismo alle sue manifestazioni infantili è dimenticare come persone adulte psicologicamente o socialmente più deboli debbano confrontarsi ogni giorno con dei bulli nel mondo delle relazioni, delle professioni, della strada. Una donna con un uomo che la molesta. Un lavoratore che viene ricattato dal suo capo. Un’ondata di commenti inferociti senza motivo su un post. Il razzismo consapevole e quello inconsapevole. In tutti questi casi, il minimo comune denominatore non è tanto l’esistenza di singoli esseri umani corrotti, quanto di uno sfondo di silenziosa accettazione; una pigrizia morale, per così dire.
Ne abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione negli ultimi giorni (il caso di Harry Weinstein)

 

Immagine da pixabay.


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