Su suggerimento e a cura di @MBfacundo, @Uqbal e @Rula.
Uno scritto sul blog del noto collettivo di autori Wu Ming, all’indomani delle ultime notizie relative ad episodi di violenza collegati al neofascismo, spiega che la recente emergenza mediatica non sarebbe in realtà che un semplice riportare quello che da anni succede in tutta Italia:
Questi ultimi episodi, in realtà, sono acquerugiola di rose rispetto a molti dei crimini che il neofascismo ha compiuto in Italia negli ultimi anni, omicidi compresi, senza minimamente suscitare queste reazioni. È paradossale che scatti l’allarme contro i fascisti per i loro exploit meno violenti.
Intendiamoci, non significa che violenza non ci sia stata: l’intimidazione è violenza, quella che si vede nel video di Como è violenza; il punto è che hanno fatto ben di peggio, anche peggio — sì, mettiamoci pure quella — della testata inferta da Roberto Spada al giornalista Piervincenzi. Eppure, quelle volte, l’«indignazione democratica» è stata scarsa o, quando c’è stata, ha avuto la durata di un fuoco di paglia e zero effetti concreti.
A sostegno di queste tesi, è disponibile sempre sul blog dei Wuming un racconto di alcune di recenti aggressioni passate sottotraccia, e mai identificate con l’attributo “fascista”, nonostante gli autori fossero membri e frequentatori di organizzazioni di stampo neofascista.
Di opinione del tutto opposta è invece Matteo Leonardon. In un post scritto per The Vision Leonardon critica l’approccio del giornalismo televisivo italiano verso i fascisti, colpevole, insieme con l’allarmismo sulla criminalità, di un vero e proprio sdoganamento di questi movimenti:
Certo, è grave se c’è chi minaccia la libera informazione, ma è anche importante razionalizzare chi lo sta facendo e perché.
Alcune delle più importanti associazioni internazionali di psicologi hanno rilasciato dei vademecum per spiegare ai giornalisti il modo corretto di raccontare gli attacchi terroristi e le stragi nelle scuole o in altri luoghi pubblici. Raccomandano sempre di non sensazionalizzare la paura procurata, di non rendere i responsabili delle star. Di non usare i loro nomi. Di non mostrare le loro foto. Chiedono di non far girare in modo ossessivo i video che documentano le violenze. E soprattutto di non diffondere un eventuale manifesto.
Insomma, di non fare tutto quello che la stampa italiana continua a fare.
Questo recente dibattito sul neofascismo ha interessato anche la sinistra italiana. A seguito di un’intervista a Repubblica di Walter Veltroni, in cui l’ex segretario del Partito Democratico invitava a non sottovalutare quella che ha definito come “un’onda nera”, Franco “Bifo” Berardi, teorico marxista già fondatore di Radio Alice, ha pubblicato su Dinamo Press una lettera aperta, in cui attribuisce alla scelte programmatiche degli ultimi dieci anni compiute dalle sinistre italiane ed europee la colpa di un tale stato di cose:
Il problema è che tra i giovani senza futuro tra i cinquantenni scaraventati fuori dal mondo del lavoro, e i sessantenni costretti a continuare a lavorare fino allo sfinimento, la decisione di votare a destra è anzitutto una vendetta contro quelli come lei.
“Quelli come me?” la vedo chiedermi “Cosa vuol dire quelli come me?”
Glielo spiego subito: quelli come lei sono coloro che ci hanno presentato Sergio Marchionne come un esempio da seguire.
Se c’è qualcuno che ha preparato l’affermazione del fascismo che ora dilaga inarrestabilmente in tutta Europa, è lei, e quelli come lei. Come Tony Blair che ha portato a conclusione l’opera di Thatcher di distruzione del sistema pubblico inglese.
A completare questo quadro, sempre il blog dei Wu Ming propone una raccolta di informazioni in cui lamenta collusioni e intese informali tra esponenti di amministrazioni PD e appartenenti a gruppi neofascisti, in particolare Casapound.
Immagine da Wikimedia.
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