A cura di Billy Pilgrim, Qwerty, i-lorenzo e GiMa.
In un articolo pubblicato da The Spectator, Matt Ridley (The Rational Optimist) sostiene che la decade che sta per volgere al termine sia stata sotto ogni punto di vista la migliore dell’intera storia dell’umanità. Eppure, nonostante i progressi compiuti, i profeti di sventura continuano a fare proseliti:
Let nobody tell you that the second decade of the 21st century has been a bad time. We are living through the greatest improvement in human living standards in history. Extreme poverty has fallen below 10 per cent of the world’s population for the first time. It was 60 per cent when I was born. Global inequality has been plunging as Africa and Asia experience faster economic growth than Europe and North America; child mortality has fallen to record low levels; famine virtually went extinct; malaria, polio and heart disease are all in decline.
Little of this made the news, because good news is no news. But I’ve been watching it all closely. Ever since I wrote The Rational Optimist in 2010, I’ve been faced with ‘what about…’ questions: what about the great recession, the euro crisis, Syria, Ukraine, Donald Trump? How can I possibly say that things are getting better, given all that? The answer is: because bad things happen while the world still gets better. Yet get better it does, and it has done so over the course of this decade at a rate that has astonished even starry-eyed me.
Andy Beckett prova a riassumere sul Guardian il decennio appena trascorso. All’apparenza, un’epoca segnata dalla crisi, cominciata con una crisi economica e terminata all’insegna di quella politica e climatica. Da una prospettiva inglese, Beckett prova a distinguere il decennio in tre parti: superata la recessione iniziale, per qualche anno sembrò che le cose potessero tornare come prima, e le Olimpiadi del 2012 simboleggiarono questa breve epoca di ottimismo. Subito dopo, però, la Brexit sconvolse le vecchie certezze. Anche globalmente, sembra che il punto di svolta sia stata la metà del decennio, solo qualche anno dopo la Grande Crisi. Nel frattempo, la società è diventata più polarizzata, e una nuova attenzione alle ingiustizie si è accompagnata a individualismo e competitività. Migliorare la propria produttività, il proprio fisico, la propria immagine sui social network: anche a livello sociale e culturale sembra che gli anni recenti siano diventati più faticosi.
Tuttavia, molti dei problemi evidenziati dalle crisi di questi anni rimangono aperti. I vecchi paradigmi sono stati scossi, ma non si sa ancora cosa li sostituirà. Beckett paragona gli anni ’10 a un altro decennio critico, gli anni ’70: anche allora, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, la svolta arrivò solo all’inizio del decennio successivo, con i governi Reagan e Thatcher. Forse le conseguenze più significative delle crisi degli ultimi anni devono ancora avvenire.
Intelliger, invece, raccoglie il meglio, o il peggio, o il meglio del peggio della cultura di internet del decennio 2010 in 34 post, tra tweets, video di youtube e assurdità varie.
Rolliong Stone parla del fenomeno che ha visto un serio incremento in questi anni, quello delle serie tv.
Immagine da pixabay.
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