In un articolo pubblicato su Doppiozero, Emilia Margoni discute le affermazioni del Ministro dell’istruzione Valditara circa la didattica della matematica e spiega l’importanza di questa disciplina soffermandosi in particolare sul concetto dell’astrazione.
[…] se l’obiettivo è quello di veicolare l’intuizione, certa e comprovata, secondo cui la matematica ha da essere un sapere pratico, l’invito del ministro non può che accogliersi plenissimo corde. C’è tuttavia un modo infelice d’intendere l’invito, un modo che si nutre della falsa opposizione tra astratto e concreto, come se, per arrivare alla concretezza di una soluzione, fosse sufficiente dotarsi di uno strumento e farne uso. Ed è pur sicuro che, se avessi da risolvere in modo definitivo e ultimo una lite in casa, potrei ben imbracciare il fucile, ma dovrei in qualche modo, prima di farlo, avere una qualche idea, che in quanto idea è inevitabilmente astratta, della sua utilità, del suo uso e dei suoi effetti. Essì che tra un’azione e la sua figurazione c’è sempre di mezzo un concetto, che per sua natura ha l’orribile vizio di essere astratto.
Per astrazione l’autrice intende l’unione dei processi sintesi e di analisi rivolti verso un’esperienza concreta, in modo che l’astrazione non sia mai realmente separata dal contesto della prassi.
E non è un caso se, nei decenni più fervidi e vitali della fisica del Novecento, quelli tra le due guerre mondiali, gli scontri tra gli studiosi destinati a cambiare la storia della disciplina si siano perlopiù svolti sul terreno degli esperimenti mentali – esperimenti che pure hanno saputo aprire la strada per la loro successiva comprova sperimentale.
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