In un articolo pubblicato su Il Tascabile, il filosofo Franco Palazzi, partendo da un saggio del 2009 della sociologa britannica Rosalind Gill intitolato Rompere il silenzio. Le ferite nascoste dell’università neoliberale, indaga le ragioni per cui oggi sembra continui a mancare un accurato studio scientifico sulla presunta connessione tra ambiente universitario occidentale e disagio mentale. Nella seconda parte, Palazzi, riflettendo sulla psichiatria moderna, passa in rassegna alcuni lavori interdisciplinari sul rapporto tra stadio di sviluppo attuale della società capitalistica e salute mentale.
Nel 2009 la sociologa britannica Rosalind Gill firmava un saggio inusuale, i cui dati – ammetteva in uno dei primissimi paragrafi – mancavano del tutto di scientificità. L’autrice affermava anche, in una postilla finale, che il testo era andato vicino al non essere scritto affatto, dal momento che aveva temuto a lungo che il suo contenuto potesse venire giudicato non solo irrilevante, ma addirittura “osceno” e “narcisistico”. C’erano insomma elementi più che sufficienti per considerarlo un contributo alquanto inusuale al volume accademico nel quale si inseriva, pubblicato da un prestigioso editore. Perché mai un’affermata studiosa avrebbe dovuto mettere a rischio la propria reputazione per dare alle stampe un saggio del genere? Il titolo ricordava più l’incipit di una confessione che quello di una ricerca per addetti ai lavori – recitava, testualmente: “Rompere il silenzio. Le ferite nascoste dell’università neoliberale”.
L’aggettivo neoliberale, come tutte le parole di fronte alle quali si inizia ad annuire nervosamente perché chiunque sembra usarle ma nessuno pare conoscerne l’esatto significato, potrebbe facilmente suscitare delle perplessità. Negli ultimi decenni il neoliberalismo è stato definito, tra l’altro, come un progetto politico per accrescere il potere delle élite economiche, una corrente intellettuale, un regime di governo, un tipo di discorso, una tecnica di potere o un assetto istituzionale. Sarebbe tuttavia errato subordinare la riflessione sul testo di Gill all’intricato dibattito specialistico sul neoliberalismo – il suo contributo si concentra infatti su un ambito ben più circoscritto: l’accademia neoliberale.
In foto la biblioteca della Jyväskylä University, fonte Wikimedia.
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