A cura di @Luis Burgos.
Il 20 settembre si è aperta ufficialmente la campagna elettorale e per Mauricio Macrì non potrebbe esserci un inizio peggiore: in pochi giorni si è trovato in mezzo a una sconfitta elettorale, una sentenza giudiziaria avversa e delle accuse di corruzione e, come se non bastasse, Sergio Massa comincia ad avvicinarsi nei sondaggi.
Nella provincia di Chaco si è svolto il primo turno delle elezioni statali, ha vinto il peronista Domingo Peppo con oltre il 50% dei voti e la sua rivale la radicale Aida Ayala ha prontamente ammesso la sconfitta, niente di strano dunque? Invece no, Chaco è governata dal potente peronista Jorge Capitanich, la cui influenza gli è valso la nomina a Capo Gabinetto di Cristina Fernandez, sancendo di fatto l’alleanza tra il kirchnerismo, di matrice progressista, e il peronismo del nord, ottuso e clientelare, uno degli aspetti più criticati dell’attuale amministrazione.
Aida Ayala dell’UCR era favorita per la poltrona di governatore, spodestare l’odiato Capitanich sarebbe stata un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, tant’è vero che Ayala era riuscita a portare dalla sua Proposta Repubblicana, prima ancora della nascita di Cambiemos, Fronte Rinnovatore e il resto dei Partiti di centrosinistra.
A febbraio però Capitanich ha lasciato il governo per tornare in Provincia e candidarsi come Sindaco della capitale Resistencia, di cui Ayala è sindaco, lasciando intendere che il rischio di perdere era reale, ha serrato le fila del peronismo e ha fatto in modo di far comparire in risalto il suo nome sulla scheda, risultato? Il Peronismo è arrivato nettamente primo e l’UCR ha perso sia Provincia di Chaco che città di Resistencia.
Un’altra provincia del nord, Tucuman, aveva già votato il 28 agosto, il peronista Juan Manzur, delfino del governatore uscente José Alperovich, detto “Lo Zar”, aveva sconfitto il radicale José Cano alla guida di un’alleanza ancora più basta di quella di Ayala, infatti comprendeva anche una parte del FPV, ma i vari incidenti riscontrati durante e soprattutto dopo il voto avevano messo in dubbio la trasparenza dell’intero processo.
Il Tribunale Contenzioso Amministrativo aveva accolto la richiesta dell’opposizione di annullare le elezioni e ripetere il voto, andando in contro peraltro al parere del Tribunale Elettorale, per il Kirchnerismo questo poteva rivelarsi un problema insormontabile in quanto un altro caso analogo nel 2011 nella provincia di Chubut era costato a Mauricio Macrì le sue aspirazioni presidenziali, che dopo gli scandali infatti decise di ritararsi della corsa per ripresentarsi a Città di Buenos Aires.
Ma la notte del 20 settembre la Corte Suprema di Giustizia di Tucuman, epurato per l’occasione dei magistrati scelti dal governo di Alperovich e di quelli che hanno preso parte al Tribunale Elettorale, ha annullato la sentenza sostenendo che non vi sia una situazione generalizzata che giustifichi l’annullamento del voto, a questo punto per Cano diventa quasi impossibile fare ricorso (La corte in realtà gli ha dato ragione), tant’è vero che le sue parole sembrano quasi una resa “rispettiamo la sentenza“, manco a dirlo Scioli ha colto la palla al balzo per attaccare Macrì: “Spero che faccia lo stesso”, ha dichiarato.
Come se tutto questo non bastasse, quando diventava ormai chiaro che la coalizione di Macrì sarebbe uscita con le ossa rotte dalla sfida di Chaco, il canale televisivo C5N, considerato vicino al Fronte per la Vittoria, ha mandato in onda un accurato reportage di denuncia sulla cattiva gestione della Amministrazione della Città Autonoma di Buenos Aires al momento di stipulare contrati con aziende provveditrici.
Si mette in risalto in particolare il fatto che un terreno di proprietà del governo di 1.250 m2 viene affittato a Canale 13, del gruppo Clarín, corporazione mediatica considerata vicina a Macrì, per un cifra che gira attorno agli 800 euro mentre la città ne paga più di 100.000 al gruppo per l’uso di un terreno di 14.000 m2, l’affare ha tutta l’aria di essere di un operazione per ringraziare l’azienda “amica”.
Un’altra accusa di corruzione aveva già intaccato fortemente l’immagine di Mauricio Macrì di amministratore inflessibile e trasparente, quella del contratto con l’azienda telematica Usina per rilevare il gradimento sull’operato della raccolta di rifiuti in città, l’azienda però era nata da meno di un anno a quando ha cominciato i rapporti con l’Amministrazione, che peraltro è il suo unico cliente, ed è di proprietà del giornalista Fernando Niembro, capolista alla Camera per Proposta Repubblicana in Provincia di Buenos Aires.
Niembro, inoltre, figura come monotributista all’agenzia delle entrate, regime fiscale per il quale è molto difficile avere dei dipendenti, infatti ci figurano soprattutto i lavoratori autonomi, e figuriamoci poi provvedere servizi alla città, di conseguenza non ci sono i presupposti per giustificare i 2 milioni di euro versati dalle Casse cittadine. Per questa torbida faccenda Niembro ha dovuto ritirarsi dalla corsa e venire indagato insiemi a funzionari del Governo Macrì, come il suo delfino Horacio Rodríguez Larreta, per corruzione e alterazione di atti pubblici.
E per la serie al peggio non c’è mai fine: il Governo della città aveva tentato delle ripercussioni contro l’emittente televisiva che aveva mosso le accuse chiudendone le installazioni in città, il tentativo malamente mascherato è diventato, com’era prevedibile, un vero e proprio boomerang per Macrì.
Arrivati a questo punto diventa sempre più evidente ormai la parabola discendente di Macrì nei sondaggi, mentre Daniel Scioli, l’avversario da battere, tende sempre di più a stabilizzarsi intorno al 40% nell’intenzione di voto che unito a un Macrì che non supera il 30%, significa con molta probabilità che il prossimo inquilino della Casa Rosada sarà ancora una volta un Kirchnerista.
Ad avvantaggiarsi del suo momento di difficoltà è Sergio Massa, relegato alla testimonianza da qualche settimana, riesce a succhiare nuova linfa vitale dal mostrarsi come l’unico candidato onesto di una campagna elettorale improvvisamente riaccesasi.
Immagine da flickr.
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